Sindacati-Confindustria, sfida sull’articolo 18

by Editore | 9 Febbraio 2012 9:12

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ROMA — Articolo 18? «No comment». L’univocità  della risposta data dai leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, al termine del loro breve incontro, ieri sera, con Confindustria, Ania, Abi e Alleanza delle cooperative, sulla riforma del mercato del lavoro, sembra esprimere una strategia sindacale comune: lasciare sullo sfondo il dibattito molto ideologizzato sui licenziamenti, su cui l’accordo è lontano, e cominciare a convergere sui punti più vicini. Per questo oggi comincia una trattativa serrata fra i tecnici del sindacato e delle imprese. 
Solo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, si concede una risposta diversa e assai laconica: «L’idea è quella di lavorare su tutti i temi». Segno che il punto di caduta della trattativa tra le parti datoriali e i sindacati non è ancora individuato. Grava sui sindacati probabilmente la consapevolezza che il governo intende procedere comunque sulla riforma: il loro tentativo è quello di riuscire a condizionarla attraverso un accordo che avrebbe più peso se condiviso con Confindustria, cui però piace molto la linea intransigente del governo. Dall’altra parte pesa sugli industriali la sfida per la successione a Emma Marcegaglia tra Alberto Bombassei, duro sull’articolo 18, e Giorgio Squinzi, più possibilista. 
Ma la presidente di Confindustria pare non tirarsi indietro, per ora, rispetto all’ipotesi di un’intesa con i sindacati: «L’idea — spiega — non è quella di un documento politico ma di dare un contributo tecnico molto dettagliato al governo su alcuni punti». Insomma alla fine si parla di un documento tecnico, con buona pace dell’allergia delle parti a parlare di «documenti», per non irritare il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, il cui testo, presentato all’inizio della trattativa, fu ritirato per conciliare il dialogo. 
Il prossimo incontro con il governo probabilmente si terrà  a metà  della prossima settimana. Ma già  da oggi il tavolo tecnico tra le parti sulla riforma del mercato del lavoro diventa permanente. «Durerà  il tempo che serve — afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni — andrà  avanti fino a che non troveremo una soluzione nell’interesse che ha il governo a raggiungere il risultato». 
La discussione, dice il segretario della Cgil, Susanna Camusso, partirà  «da cose per noi fondamentali: contratti di ingresso, contrasto della precarietà  e ammortizzatori sociali». Resta positivo insomma l’atteggiamento della Cgil: «Bisogna provare a ragionare per essere in grado di contribuire al confronto», osserva Camusso. 
Proprio il leader della Cgil aveva incontrato in mattinata Fornero: un faccia a faccia lungo tre ore durante il quale sono state affrontate tutte le tematiche in campo. Ma non si sarebbe parlato soltanto di lavoro: Camusso da tempo, insieme con gli altri sindacati, vorrebbe riaprire il capitolo della riforma delle pensioni per correggere alcune iniquità . Al termine dell’incontro con Camusso, Fornero è apparsa ottimista. A chi le chiedeva se la riforma si farà  anche senza accordo con le parti sociali, ha risposto: «Noi lavoriamo per l’accordo. Sappiamo che è importante avere l’accordo». Ma il sentiero è stretto? «È un bel sentiero largo» ha tagliato corto.
Oggi proseguiranno gli altri contatti informali, individuali: il ministro vedrà  Marcegaglia, domani, telefonicamente, toccherà  a Bonanni. «La porta è sempre aperta, tutti quelli che vogliono parlarmi sulla riforma del lavoro con l’agenda definita mi trovano disponibile» ha detto Fornero. Quanto all’incontro collegiale, verrà  fatto «quando avremo qualcosa di più concreto», tenendo conto che la riforma dovrà  essere varata entro marzo. Su di essa e sulla sua portata pesa anche il fattore economico. Ieri parlando in un’audizione parlamentare sulle Politiche sociali, il ministro ha ammesso che esistono «vincoli di risorse drammatici, enormi», non solo per gli ammortizzatori sociali, «ma per tutti i temi della spesa pubblica». 
Affermazioni che hanno fatto dire all’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano: «È inutile parlare di “modello danese” se poi si dice che non ci sono i soldi per gli ammortizzatori». E a Camusso su Twitter: «Per dare risposte a mondo del lavoro e soprattutto ai giovani, il governo cerchi risorse». Insomma è possibile che Fornero stia facendo i conti con le effettive capacità  di spesa non solo del governo ma anche delle imprese, restie a sborsare un euro in più per la riforma. Prova ne è l’atteggiamento con cui Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sta approcciando la trattativa: al momento è l’unica organizzazione di imprese fuori dal tavolo datoriale. Una scelta dettata dalla diversa agenda che le imprese più piccole del commercio e dell’artigianato hanno rispetto alle grandi. Il tema che più divide è la ventilata partecipazione delle aziende rappresentate da Rete Imprese Italia al finanziamento degli ammortizzatori sociali come la cassa in deroga, tema di cui certo parlerà  lunedì nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil.

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