Sigarette, niente tv: l’attesa dei marò

by Editore | 24 Febbraio 2012 9:20

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KOLLAM (India) — Deciderà  la prova balistica, l’esame incrociato tra i proiettili che hanno ucciso i due pescatori della comunità  di Moothakara e i fucili d’assalto, rimasti a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, ormeggiata non lontano da Kochi. Almeno su questo punto convergono, partendo da posizioni opposte, i veri protagonisti della giornata. Da una parte il sostituto procuratore Manjula Itty, giovane donna magistrato impegnata a sostenere l’imputazione di omicidio a carico dei due militari, Salvatore Girone (34 anni) e Massimiliano Latorre (44). Dall’altra il sottosegretario del ministero degli Esteri italiano, Staffan de Mistura, diplomatico di lungo corso, inviato qui nello Stato del Kerala, sperone dell’India meridionale, per trovare una via d’uscita all’intrico cominciato nella serata del 15 febbraio, quando il St. Antony rientrava in rada con due morti e la chiglia crivellata di colpi. 
Ieri il tribunale di Kollam ha stabilito che sarà  necessario un supplemento di indagini, ma la posizione di Girone e Latorre resta sospesa: niente carcere (come si temeva), ma ancora sette giorni di custodia cautelare in una villetta controllata dalla polizia di Kochi. Il tempo necessario, forse, per acquisire la «prova regina» esaminando le armi. La difesa ha ottenuto che l’ispezione dei mitragliatori sia condotta alla presenza di esperti italiani.
Al momento, sostiene l’assistente commissario di polizia Shajadan Firoz, uno dei cinque componenti del team investigativo, l’accusa ha in mano i proiettili recuperati nei corpi dei pescatori, il quarantacinquenne Valentine Jalestine e il più giovane Ajeesh Binki: «Uno di loro è stato ucciso da un colpo alla tempia destra; l’altro sul lato sinistro del petto. Con due tiri di precisione. Le pallottole sono calibro 0,54 pollici, compatibili con diverse armi». Materia molto tecnica e complicata. Si può però aggiungere che i fucili in dotazione ai marò normalmente utilizzano calibri più piccoli: 5,56 millimetri, secondo lo standard fissato dal comando generale della Nato a Bruxelles. Ma naturalmente occorre aspettare la perizia scientifica che dovrà  stabilire se effettivamente dalle armi di Girone e Latorre sono stati esplosi i colpi mortali, oppure no. Nel frattempo giornali e televisioni del Kerala seguono in forze «il processo agli italiani». 
Ma la piazza si è spenta. Ieri mattina i due marò hanno percorso i 150 chilometri che separano Kochi da Kollam sulle jeep Tata Sumo della polizia senza intoppi, a parte il traffico creativo e un minicorteo di elefanti bardati a festa. Nel cortile davanti al tribunale li aspettavano 200-300 persone, ma, a differenza di lunedì scorso nessuno ha gridato, a parte reporter, fotografi e cameramen. Sembra dissolversi la temuta escalation anti-italiana, alimentata dai partiti politici in vista delle elezioni in Kerala.
Latorre e Girone sono apparsi comprensibilmente provati, ma in grado di reggere la pressione. In tribunale sono stati confinati in un angolo guardati a vista dalla scorta armata e da un pericolante ritratto del Mahatma Gandhi. In serata sono rientrati nel complesso (la «guest house») in cui sono rinchiusi da cinque giorni, vicino ai depositi portuali della Indian Oil. Fuori portata, dunque, anche se si riesce a sapere che dormono insieme in due letti accostati, disposti in una stanza bianca lunga 20 passi e larga 10. Un ambiente spoglio, con un canapè in bambù, qualche mobiletto di ferro, un tavolo con il ripiano di vetro. C’è un caldo umido contrastato da quattro pale montate sul soffitto (una si è rotta).
Nel locale di fianco alloggia un militare con compiti di sostegno che è arrivato dall’Italia con le sigarette, qualche giornale da leggere e i tarallini pugliesi ai semi di finocchio (sapore di casa: Massimiliano Latorre è di Taranto, Salvatore Girone di Torre a Mare, Bari). Al resto provvede il corpo di guardia, puntualissimo nella sequenza colazione-pranzo-cena. Il contatto telefonico con le famiglie si è attenuato, ma non interrotto. Certo le ore sono lunghe: niente radio, niente tv. Si parla, si riflette, si può passeggiare per un po’ anche nel cortile, tra poliziotti e graduati silenziosi. E, soprattutto, si aspetta e ci si affida al lavoro del governo. Ieri il premier Mario Monti ha voluto «rassicurare le famiglie dei due militari». A tarda sera il sottosegretario Staffan de Mistura valutava il bollettino: «Oggi è andata bene. Abbiamo ottenuto la possibilità  di condividere la prova balistica. Adesso ci sono altri sette giorni di lavoro». Prima della nuova udienza a Kollam. Forse quella decisiva.

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