Se il dialogo è con gli idranti

by Editore | 29 Febbraio 2012 10:16

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Da una parte, un’altezzosa alzata di spalle. Dall’altra, un incredibile invito al dialogo mentre la polizia usa gli idranti. Ministri così distanti dalla realtà  non si erano mai visti. Non che siano da rimpiangere quelli che quando ci si avvicinavano facevano paura (pensiamo a Maroni ministro degli Interni con i valsusini in rivolta), però così forse è anche peggio. Hanno il tono fastidioso dell’ineluttabilità  e dell’indifferenza le poche parole che i ministri Corrado Passera e Annamaria Cancellieri ieri si sono degnati di pronunciare sulla situazione in Val di Susa. Il ministro ai Trasporti e Infrastrutture, a margine di un’audizione alla Camera, come dire senza nemmeno interrompere il passo spedito, ha detto che «il lavoro della Tav è in corso e deve continuare nel modo migliore, come previsto». Stop. Un’ostinazione sbrigativa e anti democratica che del resto è il segno distintivo del governo «tecnico» che non guarda in faccia nessuno – sfasciano lo stato sociale per «salvare l’Italia», figuriamoci se si fermano per un tunnel sgradito ai valligiani.
Le dichiarazioni del ministro degli Interni – che dovrebbe essere direttamente coinvolta da ciò che succede in quella valle trasformata in terreno di battaglia dalla polizia – sono ancora più stupefacenti. «Ora occorre da parte di tutti forte sensibilità , grande attenzione e molto equilibrio – ha detto Annamaria Cancellieri, prima di intervenire alla Commissione antimafia. Segno che ha un cuore? Forse, ma la sostanza non cambia: «Quanto è avvenuto è un fatto molto triste e grave, perché tocca una giovane persona. E’ anche vero che ci vuole una forte riflessione e molto dialogo, ma bisogna anche tenere conto di quelle che sono le scelte, fatte con assoluta coscienza e attenzione». Insomma, dialoghiamo pure (magari con gli idranti spianati) ma il Tav si fa. Non sembra di sentire la coppia Fornero & Monti nei loro eccessi di sincerità  con le parti sociali?
Se questi ministri rispondono a qualcuno, certo non è ai politici che li sostengono. Magari arrampicandosi sui vetri. Come il segretario del Pd Pierlugi Bersani che si appella a una non meglio precisata «vigilanza democratica» del suo partito per dire poi che ha ragione il ministro Passera. Anche lui invoca il dialogo, senza dire parola sulla militarizzazione della valle. «In queste ore drammatiche per la vita di una persona – pensa Bersani – ci sono movimenti che hanno preso una piega inaccettabile. Si torni a un confronto civile, perché si può essere contrari ad un’opera che pure è stata decisa con tutti i passaggi democratici, ma non si può cedere a gesti che aprano la strada alla violenza». Se davvero c’è poco da aggiungere alla boutade sui «passaggi democratici», gli avvocati dei No Tav intendono almeno replicare alle affermazioni di Cancellieri per farle notare che «non è vero che le scelte siano state fatte con assoluta coscienza e attenzione»; e per sostanziare il loro invito al dialogo, i legali dei valsusini, con pazienza, continuano ad entrare nel merito di alcune questioni (la regolarità  delle procedure, la mancanza di una gara d’appalto e l’esclusione della comunità  montana dai lavori dell’Osservatorio Torino-Lione). Anche Paolo Ferrero (Prc) cerca di replicare al titolare del Viminale dicendo poche ma semplici parole. Le uniche sensate di fronte al poco credibile invito al dialogo di Cancellieri. «Il ministro degli Interni – spiega Ferrero – dice che serve dialogo, ma chi manda i militari ad occupare la valle? Ha ragione, il dialogo con la popolazione servirebbe, ma il suo governo sta facendo altro, sta proseguendo con l’occupazione armata della Val di Susa. Invece di invocare il dialogo se ne faccia carico: interrompa subito la repressione. Uno stato democratico dovrebbe discutere, non comportarsi in questo modo. Abbà  non sarebbe in ospedale se le forze dell’ordine si fossero comportate in maniera civile». Anche Paolo Beni, presidente dell’Arci, è stato colpito dall’attitudine dialogante del ministro degli Interni. «Il governo fermi gli espropri e il cantiere – scrive Beni in una nota – proceda a smilitarizzare la Val di Susa, solo così sarà  possibile dare spazio in modo credibile ad una forte riflessione e molto dialogo, come auspica Annamaria Cancellieri. Altre strade non ce ne sono…».

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