Sciopero dei migranti: il primo marzo di nuovo in piazza
Migliaia di persone hanno manifestato con i migranti, mostrando che anche nella crisi si puo’ lottare insieme per i diritti di tutti. La data del primo marzo e’ diventata cosi’ un punto di riferimento importante. così i promotori dell’iniziativa: “Anche quest’anno vogliamo che sia un giorno di mobilitazione e sperimentazione di nuove forme di lotta. Questo e’ ancora piu’ importante dopo i pogrom di Rom come quello di Torino e l’uccisione a Firenze di Samb Modou e Diop Mor. Un omicidio razzista che ha visto una grande reazione il 17 dicembre, guidata da migliaia di migranti scesi in strada a Firenze. E’ ora di fare chiarezza e dire che il razzismo non e’ solo un fenomeno culturale, ma si appoggia su leggi e provvedimenti amministrativi che considerano i migranti come braccia da sfruttare o nemici da combattere. È cosi’ nel contratto di soggiorno per lavoro e nella presenza dei Cie (ex-Cpt). E’ stato cosi’ nella sanatoria truffa del 2009 e nella logica dei flussi. E’ stato cosi’ nella creazione dell’emergenza profughi dopo le rivoluzioni in Nord Africa e nel mancato riconoscimento di fatto del diritto d’asilo. È cosi’ per i figli dei migranti che, compiuti 18 anni, devono sottostare alle impossibili regole di un permesso di soggiorno per studio, o diventare subito braccia da sfruttare con un permesso per lavoro. E’ cosi’ nel principio di un permesso di soggiorno “a punti” e nella tassa sul permesso di soggiorno, che vorrebbe scaricare sul salario dei migranti il costo di queste politiche. I migranti pagano le tasse e i costi della crisi come tutti gli altri lavoratori e lavoratrici e la nuova tassa andrà ‘ a sommarsi a tutto questo, a quanto gia’ oggi costa rinnovare il permesso e ai 30 euro che si devono inspiegabilmente pagare alle Poste. Se non si punta a cambiare radicalmente questo stato di cose che produce gerarchie e clandestinità ‘, denunciare il razzismo diventa un gesto ipocrita”.
“La condizione migrante non e’ separata da quella di tutti gli altri, – si legge- ma con la sua specificita’ mostra tendenze e dinamiche che ci coinvolgono tutti, in particolare sul terreno del lavoro. D’altro canto la condizione dei migranti e’ diversa da quella di tutti gli altri, perche’ solo per i migranti la precarieta’ e la crisi economica possono portare alla detenzione amministrativa e mette a rischio il permesso di soggiorno. Fuori da ogni retorica della solidarieta’, quindi, riconosciamo che la clandestinita’ politica dei migranti e il razzismo istituzionale hanno reso tutti piu’ insicuri. Per questo vogliamo scendere nuovamente in piazza assieme e allargare la mobilitazione contro una precarieta’ sempre piu’ diffusa. Le lotte portate avanti dai migranti in questi anni hanno insegnato che non ci possono essere miglioramenti reali senza il protagonismo diretto. Lo sciopero del primo marzo ha fatto vedere in piu’ che e’ possibile scioperare al di fuori delle logiche tradizionali, che la lotta sui posti di lavoro puo’ unire la’ dove le leggi e la precarieta’ dividono. Nella crisi economica e di fronte a leggi che producono razzismo e divisioni, vogliamo rilanciare un movimento che porti a cambiare questo stato di cose”.
Per questo i promotori lanciamo “una mobilitazione diffusa su tutto il territorio, con iniziative articolate in base alle diverse possibilita’ e capacita’, che non si esaurisca nella data del primo marzo, nello spirito della Carta dei Migranti approvata a Gore’e (Senegal) e sulla base di alcuni principi condivisi: per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di tutti i Cie in Italia e in Europa; per la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia; no al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno; per una regolarizzazione generale di chi non ha un permesso di soggiorno, senza truffe e senza produrre altre gerarchie, per il riconoscimento di fatto del diritto d’asilo senza ritardi, lungaggini e discrezionalità ‘; contro la precarietà ‘, e per un welfare non basato sullo sfruttamento e l’esclusione di alcuni; per costruire insieme uno sciopero di tipo nuovo ancora più’ grande, capace di unire e cambiare questo stato di cose”. (DIRE)
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