Riforma del lavoro, il governo accelera

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ROMA – Il governo accelera sulla riforma del mercato del lavoro. Il premier Mario Monti vuole portarla a casa entro marzo, anche perché sono i mercati e l’Europa a chiedergliela, quasi fosse il prezzo della nuova fiducia riconosciuta all’Italia. E così ieri da Palazzo Chigi è partito l’atteso invito alle parti sociali per un confronto che tenti di arrivare a una sintesi delle proposte che sono in campo. L’appuntamento, fissato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, è per domani alle 9:45. Sono convocati i leader di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, di Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Ania e Alleanza delle cooperative. Al tavolo, ospite indesiderato, l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che potrebbe però rimanere congelato, almeno per il momento. Il confronto è già  complicato (anche lasciando fuori dalla porta l’articolo 18) e a invocare che si arrivi a un «accordo valido tra il governo e le parti sociali, in particolare i sindacati» è il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato ha detto che non è sua intenzione «interferire», ma ha ricordato che «la coesione sociale non può significare immobilismo». Dunque un richiamo alto a partiti e sindacati affinché trovino un’intesa. 

PROVE DI UNITA’
Ci sono temi dove il confronto e la sintesi finale potrebbero essere più facili: gli ammortizzatori sociali, (anche se rimane il nodo di come finanziarli); e la riduzione del numero di contratti atipici, con l’eliminazione di quelli dove gli abusi sono più facili e diffusi, a cominciare da quelle partite Iva, che spesso mascherano lavori dipendenti. Temi sui quali sono al lavoro i tecnici del ministero, mentre fuori continua il confronto tra sindacati e imprese. Oggi si incontreranno Emma Marcegaglia, leader di Confindustria e i dirigenti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. L’obiettivo è trovare un accordo, di cui il governo possa tenere conto. Il timore è infatti che l’esecutivo decida di andare avanti da solo. E a camminare insieme ci provano anche i sindacati. Lo ha ribadito ieri il leader della Cisl Bonani, pur avvertendo che o si «hanno le stesse opinioni su ogni questione o altrimenti è chiaro che si va in ordine sparso». Ma ieri tutti e tre i leader sindacali, nell’incontro con Rete Imprese, hanno ribadito con chiarezza la tesi che le tutele dovranno riguardare tutti i lavoratori e tutte le aziende.

L’IRA DELLA FIOM
Non arriveranno sorprese dalla Cgil che assicura di voler portare avanti il negoziato quanto più avanti possibile, anche se è ferma la sua posizione sull’articolo 18: non si tocca. L’unico spiraglio su cui apre la Confederazione di Corso Italia è sui tempi delle sentenze. Per la Fiom invece la partita sull’articolo 18 è tutt’altro che chiusa o accantonata, tanto che il leader, Maurizio Landini, non esclude uno sciopero generale per i primi di marzo. Se oggi la proposta sarà  approvata dal Comitato centrale verrà  annullata la manifestazione nazionale convocata per sabato 18. C’è un unico spiraglio di discussione sui licenziamenti, e per la Fiom, come per la Cgil, è quello sui tempi dei contenziosi giudiziari.


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