by Editore | 20 Febbraio 2012 7:45
ROMA — Avviato il negoziato interno sulla riforma del mercato del lavoro, incanalata la discussione con i partner Ue sulla Grecia e la nuova governance della zona euro, sul tavolo del presidente del Consiglio, Mario Monti, restano due priorità : il fisco e le imprese. Già questa settimana a Palazzo Chigi arriveranno il decreto legge per la semplificazione fiscale e, molto probabilmente, il nuovo testo della delega per la riforma delle tasse, con la fissazione del principio secondo il quale le somme recuperate all’evasione saranno destinate alla riduzione delle aliquote. Ma venerdì potrebbe essere anche l’occasione, per il governo, di sbloccare un’altra tranche di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione alle imprese. L’attuale fase di restrizione del credito bancario preoccupa Palazzo Chigi, e se anche lo sblocco dei pagamenti fosse di solo qualche miliardo sarebbe una gran boccata d’ossigeno per le imprese.
La nuova delega fiscale è più o meno delineata, anche se la presentazione potrebbe slittare di qualche giorno. Accogliendo le indicazioni di tutti i partiti che sostengono la maggioranza, che hanno votato esplicite mozioni in tal senso, il governo si appresta a mettere nero su bianco l’impegno di restituire ai contribuenti onesti quello che gli è stato loro sottratto dagli evasori. L’idea di base è quella di creare un fondo con i proventi della lotta all’evasione, da utilizzare per la riduzione delle aliquote (se si accertasse che il maggior gettito deriva da un recupero della base imponibile), o per concedere nuove detrazioni. L’eventuale intervento diretto sull’Irpef, che potrebbe essere agevolato anche dal riordino delle detrazioni esistenti (da cui comunque dovrà scaturire un risparmio di 20 miliardi l’anno da destinare al deficit), sarebbe concentrato sull’aliquota più bassa (23%, si applica da 7 a 15 mila euro). L’obiettivo è quello di portarla al 20%, così come di ridurre e sfoltire quelle superiori, accorpandole in altre due aliquote (30 e 40%).
A Palazzo Chigi, intanto, confermano che il governo è concentrato più che mai sul dossier dei pagamenti arretrati alle aziende da parte delle pubbliche amministrazioni. Quattro giorni fa Corrado Passera, di fronte ai rappresentanti di Confartigianato, a porte chiuse, ha detto di essere disponibile ad anticipare l’entrata in vigore della direttiva europea sui tempi dei pagamenti da parte dell’amministrazione pubblica, che sarebbero ridotti a 60 giorni. Dovrebbe entrare in vigore nella primavera del 2013, ma per le nuove forniture, in Italia, potrebbe essere adottata già quest’anno.
Il punto dolente è però quello del debito residuo, su cui lo stesso Passera ha ammesso che l’esecutivo non è in grado di avere nemmeno una quantificazione certa. Potrebbero essere 70, ma anche 90 o 100 miliardi di euro. Di certo è lo stesso premier a ritenere che il dossier sia centrale, e più utile di altri strumenti, al momento, per ridare ossigeno alle imprese che hanno problemi crescenti di finanziamento. Così l’esecutivo lavora per una sbloccare una nuova tranche di pagamenti dopo quella di 5,7 miliardi di fine gennaio.
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