Rai, la Lei impone Maccari al Tg1 Cda spaccato, Rizzo Nervo si dimette

Loading

ROMA – La nomina di Alberto Maccari al Tg1 e di Alessandro Casarin alla Tgr ha spaccato il cda Rai. Con 5 voti favorevoli e 4 contrari, le nomine rispondono infatti alla vecchia maggioranza Pdl-Lega. È una vittoria del direttore generale Lorenza Lei, ma ora l’organo di governo dell’azienda è allo sfascio: il consigliere Nino Rizzo Nervo, area Pd, si è dimesso per protesta («un gesto meditato e inevitabile») e Giorgio Van Straten, altro consigliere di centrosinistra, deciderà  oggi se dimettersi o continuare la battaglia in cda. Il presidente Paolo Garimberti è molto dispiaciuto per le dimissioni di Rizzo Nervo, ma preferisce continuare la sua «battaglia» dall’interno, e punta il dito contro una Lei asserragliata in un Palazzo Rai che «perde la sintonia con il Paese». Giudica quanto accaduto «la conferma che questa governance condanna la Rai all’ingovernabilità  e che è urgente affrontare il problema delle norme che regolano la vita e l’attività  dell’azienda». Quindi, si appella al Tesoro. Come dire: per il premier Mario Monti è giunta l’ora di mettere mano a questa Rai. Così, anche Fnsi e Usigrai rinnovano l’appello al presidente del Consiglio perché, nei tempi più brevi, proponga al Parlamento una radicale riforma dei criteri di nomina del vertice Rai.

Lorenza Lei risponde a distanza: «Rivendico l’autonomia delle scelte e spiace che possano essere state interpretate con logiche che non mi appartengono, come dimostrano ampiamente tutte le scelte assunte in questi nove mesi da direttore generale della Rai». La Lei si richiama alla professionalità  dei nominati, ma la sua nota non fuga i dubbi di una scelta caldeggiata dai falchi del Pdl, da Romani a La Russa, dal fatto che Casarin alla Tgr è un bel regalo alla Lega e che Maccari (amato da Berlusconi) eviterà  la pensione accettando un contratto a tempo (fino al 31 dicembre) e con clausola capestro: la revoca da parte della Rai in qualsiasi momento, senza la possibilità  di rivalersi. Cosa dice il diretto interessato? «Dopo 40 anni di professione, in cui ho ricoperto diversi incarichi, ho lavorato al Tg1 da vicario per tanti anni, serviva un patto politico per questa nomina?». Anche il consigliere Antonio Verro del Pdl (che ha presentato le dimissioni da parlamentare per mantenere il posto in cda) ha difeso le nomine: «Valorizzano indiscusse e valide risorse interne». Ma il segretario del Pd, Luigi Bersani, non ci sta. E avverte: «Non resteremo con le mani in mano. Non staremo certo fermi davanti a coloro che vogliono vedere distrutta un’azienda pubblica». Una linea seguita da gran parte del partito. «Lorenza Lei ha scritto la pagina più nera della storia della Rai», stigmatizza Matteo Orfini. E Paolo Gentiloni rende onore alle «ragioni della scelta di Rizzo Nervo, un professionista che ha dato in questi anni un contributo di qualità  alla gestione dell’azienda». Ma, dal centrodestra, Maurizio Lupi, nel fare «i migliori auguri di buon lavoro al direttore Alberto Maccari, confermato alla guida del Tg1 e ad Alessandro Casarin, che farà  sicuramente bene alla Tgr» accusa la sinistra di fare solo una «polemica sterile quanto violenta» contro il dg Rai Lorenza Lei.

 

 


Related Articles

Premier onnipresente nei Tg e il Pd fa ricorso all’Agcom

Loading

Nelle edizioni di sabato rapporto di 4 a 1 con Bersani. Il deputato Zaccaria: intervenire subito. L’ex presidente della Rai: Berlusconi travolge le regole della par condicio

La trattativa si chiude dopo il voto, il confronto tra i soci sull’acquirente

Loading

MILANO — Un paio di settimane. Non di più. Telecom Italia vuole chiudere rapidamente la trattativa con Urbano Cairo su La7. «Siamo già  a livelli avanzati — ha detto ieri il presidente del gruppo telefonico, Franco Bernabè —. Restano da definire le ultime condizioni e chiudere rapidamente».

Laurie Penny, Independent, Gran Bretagna

Loading

Illustrazione di Chiara Dattola

Finisci per aspettartelo, se sei una giornalista donna e per giunta scrivi di politica. Finisci per aspettarti il vetriolo, gli insulti, le minacce di morte. E dopo un po’ le email, i tweet e i commenti con fantasie molto esplicite su come, dove e con quale utensile da cucina certi pseudonimi vorrebbero stuprarti smettono di farti impressione. Diventano solo una seccatura quotidiana o settimanale, qualcosa di cui parlare al telefono con le amiche, cercando sollievo in una risata forzata.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment