“Un complotto per uccidere Putin”

by Editore | 28 Febbraio 2012 9:19

Loading

Mosca – È arrivato puntuale, a sei giorni dalle elezioni più delicate nella vita di Vladimir Putin. Un attentato «meticolosamente preparato» dai terroristi ceceni e sventato «grazie alla intensa collaborazione» tra i servizi segreti russi e ucraini. L’annuncio è stato dato, con pochi particolari ma con voci allarmate, da tutti i notiziari del mattino. Ma ha scatenato soprattutto l’ironia dei blogger, degli oppositori, e degli stessi candidati rivali che sottolineano come quello della minaccia terroristica sia ormai un appuntamento fisso di ogni appuntamento elettorale particolarmente significativo.
Le stesse fonti ufficiali, costrette a vincoli di segretezza, non fanno molto per chiarire i dubbi. In tv è apparso il volto di un giovane caucasico, tale Adam Osmaev, interrogato subito dopo il suo arresto insieme ad altri due misteriosi personaggi, nella città  ucraina di Odessa. «Qui dovevamo solo addestrarci – ha spiegato senza troppe reticenze – il nostro obiettivo era trasferirci a Mosca e uccidere Putin con un grande quantitativo di esplosivo». Ai tre sarebbero stato sequestrati computer contenenti i dettagli del complesso sistema di sicurezza dell’attuale premier, compreso l’itinerario che il suo corteo di auto blindate percorre praticamente ogni giorno, tra la sede del governo e la sua dacia appena fuori città . Proprio all’inizio di questo percorso, sulla centralissima Prospettiva Kutuzovskij gli assassini venuti dal Caucaso avrebbero dovuto piazzare una bomba artigianale, nascondendola sotto al manto stradale. Come e quando, in una delle zone più pattugliate di tutta la Russia, non è stato specificato.
Inevitabile, anche sui siti di informazione più moderati e filo governativi, il riferimento al giorno delle ultime presidenziali. Quelle del 2008 che portarono al Cremlino Dmitri Medvedev. Proprio la mattina del voto fu svelato l’arresto di un tagiko che con un fucile di precisione progettava di uccidere Putin e il suo successore. Del tagiko e delle indagini successive nessuno ha mai più avuto notizie. Più sinistri, e anche più dolorosi i ricordi del settembre del 1999, quando attentati in condomini di Mosca e di Volgodonsk fecero 293 vittime. Ne venne considerato responsabile un mai più sentito “Fronte di liberazione del Daghestan” e la cosa servì all’allora giovane premier Vladimir Putin a giustificare la repressione nel Caucaso. Dissidenti, ma anche storici di diverse estrazioni, parlano invece di attentati «organizzati a fini di politica interna» dai servizi russi.
«Una bomba prima del voto? Idea originale!» è il commento di Ksenia Sobchak, figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo che riassume su twitter, lo scetticismo di molti. Ma che sia vera o solo una trovata elettorale, la storia dell’attentato non dovrebbe spostare gli equilibri del voto. I sondaggi insistono che Putin vincerà  largamente al primo turno. Gli organizzatori delle manifestazioni degli ultimi giorni sembrano rassegnati e preparano già  cortei in tutto il paese per il 5 marzo. «Le elezioni senza rivali credibili non contano niente», spiega uno dei leader della protesta, il blogger Aleksej Navalnyj che lancia sul suo sito l’ennesima denuncia della corruzione al potere: «Per raggiungere una vera democrazia c’è ancora molto da fare».

Post Views: 188

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/02/qun-complotto-per-uccidere-putinq/