“Salviamo i ciclisti” il web scende in pista per la sicurezza

by Editore | 15 Febbraio 2012 9:27

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Lo scorso mese di novembre la giornalista del Times Mary Bowers non è arrivata in redazione. È stata travolta da un camion mentre, in bicicletta, andava al lavoro, ed è ancora gravissima in ospedale. L’incidente ha sconvolto i suoi colleghi che hanno deciso di lanciare una petizione dal sito del quotidiano: otto provvedimenti essenziali che la politica dovrebbe adottare per rendere più sicura la vita di chi si sposta in bicicletta. E, insieme, Internet come mezzo per aprire gli occhi dell’opinione pubblica sulla strage di ciclisti nelle strade delle città . 
Il Web ha funzionato, l’appello si è diffuso e una settimana fa è rimbalzato in Italia grazie ad una trentina di blogger che lo hanno rilanciato. “Salviamo i ciclisti” ha invaso soprattutto i social netwok, fino a diventare un fenomeno che da solo testimonia quanto il problema sia sentito dalle oltre undici milioni di persone che più o meno quotidianamente usano la bici per spostarsi nelle città  o fare movimento. Per dare una dimensione di quel che sta avvenendo, l’articolo di Repubblica.it che dal primo giorno rilanciava l’iniziativa ha avuto in breve tremila condivisioni su Facebook, in tre ore l’ashtag #salvaiciclisti è divenuto uno dei principali su Twitter, il gruppo aperto su Facebook per spingere provvedimenti analoghi a quelli chiesti dal “Times” ha ormai cinquemila aderenti.
Una sorpresa, ma forse non per chi ha una idea del fenomeno. Il dato che ha colpito l’opinione pubblica inglese – negli ultimi 10 anni sono rimasti uccisi in strada 1.257 ciclisti – in Italia drammaticamente raddoppia: sono stati 2.556, un strage. Nel 2010, certifica l’Istat, hanno perso la vita sulle nostre strade 263 ciclisti mentre 14.472 sono i feriti. In questo primo mese e mezzo del 2012 le vittime sono già  38. Di fatto quasi ogni giorno nel nostro Paese perde la vita un ciclista e 40 sono finiscono in ospedale per ferite più o meno gravi, è come se di colpo sparissero tutte le centinaia di ciclisti del Giro e del Tour. Per tradurre in dati statistici, il rischio di mortalità  per chi pedala è il più alto in assoluto: il suo “parametro” è di 2,18; per le auto è invece pari a 0,78 e per i camion è 0,67. Ed è ben più alto – contrariamente a quanto si possa immaginare – di quello dei ciclomotori (1,06) e delle moto (1,96). Cifre fredde, che però sul web si stanno colorando di mille voci che chiedono modifiche, anche semplici, del codice della strada e del labirinto di norme degli enti locali. E chiedono soprattutto attenzione. 
Sembra che il “popolo delle due ruote” si sia ritrovato e stia bussando alle porte della politica. Con qualche risposta – fanno sapere sempre tra Facebook e Twitter i promotori -. «Alcuni parlamentari si stanno muovendo, ma questo sarà  il prossimo passo. L’onda sul web ha appena iniziato a pedalare».

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