“Niente mutui e niente pensioni caro presidente del Consiglio ecco la nostra vita senza futuro”

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Mutuo, famiglia, la morsa della precarietà  e il miraggio della pensione. Sono tante le argomentazioni con cui i cittadini commentano la frase del premier, Mario Monti. Centinaia i commenti arrivati a Repubblica.it. E la querelle sulla «monotonia del posto fisso» diventa catalizzatore di dibattito. E veicolo per sollevare temi. Studenti, operai, genitori e insegnanti. Tra critiche: «Caro professore, le parole sono importanti». E chi sposa la linea del premier. 
Il mutuo
E’ l’argomento più utilizzato dai lettori di Repubblica. «Mi sembra lapalissiano: le banche non concedono prestiti se non sei in grado di garantirli». File agli sportelli, il sogno di una casa negato più volte. «Il mio noiosissimo posto fisso è quello che mi ha permesso di aprire un mutuo per l’acquisto della casa dove vivo». 
La famiglia
Serenità , la voglia di avere figli e di poter fornire loro possibilità  concrete. C’è chi scrive: «Tutti i lavoratori, o la stragrande maggioranza di essi, professor Monti, devono essere messi in condizione di avere un lavoro certo e sicuro nel tempo, affinché possano farsi una famiglia e condurre la propria vita in serenità , senza assilli legati alla durata del proprio contratto di lavoro». Studenti lavoratori 
Decine i messaggi che arrivano da studenti e ricercatori. Che, sempre più spesso, lavorano per non pesare in modo eccessivo sui bilanci familiari. Questa la lettera di una giovane ricercatrice. «Ho 30 anni, vivo con 5 coinquiline di 20 anni. Laureata con 110 e lode faccio la ricercatrice, lo faccio con passione e ottengo risultati. Eppure non so se l’anno prossimo avranno i soldi per tenermi». 
Il lavoro a singhiozzo
I pellegrinaggi verso le agenzie di lavoro interinale. Giornate, snervanti e logoranti, aspettando che il telefono squilli. «Se lo Stato, le banche, i supermercati mi fanno pagare i conti solo quando lavoro io sono d’accordo con Monti. Però non si aspettino che paghi le bollette anche nei mesi in cui non lavoro. Sai che noia». 
Disoccupazione 
C’è chi ricorda al premier di «far caso al Paese in cui vive e che governa». Perché se «le sue sono argomentazioni condivisibili in linea di principio», è necessario fare uno sforzo in più per «tradurle nel tessuto sociale proprio dell’Italia». «Caro presidente, ma non le pare un’esternazione fuori luogo con il 31% di disoccupazione giovanile?». 
La pensione, questo fantasma 
Le domande sono incalzanti. «Dove dobbiamo arrivare noi, che non possiamo sperare di trovare un posto di lavoro perché lavoro non ce n’è, che saremo genitori forse intorno ai 40 anni, noi che sappiamo di non aver diritto a una pensione perché il governo ci ha mangiato in testa ancora prima che venissimo al mondo?». 
La passione contro la monotonia 
Tra i commenti, una lettera indirizzata al premier da un collega. Un docente universitario. Che scrive: «Carissimo Monti, sono un docente universitario che da 25 anni mi annoio in monotone ricerche a livello internazionale e, poiché non sono mai contento, cerco di annoiarmi anche con l’insegnamento monotono». 
La necessità  di garanzie
Flessibilità , certo. Ma solo in relazione a delle norme, a delle garanzie che si trasformino in leggi dello Stato. La domanda è diffusa: «E’ possibile che in Italia non esista uno straccio di norma che stabilisca un salario minimo per chiunque fornisca una prestazione lavorativa?». 
La fuga all’estero
Tanti scrivono a Repubblica.it raccontando le condizioni lavorative dei propri figli. «Ho un figlio che ha il posto fisso: a casa disoccupato. Ogni giorno si reca presso le agenzie per cercare una occupazione spendendo energie e soldi, ma quasi sempre la risposta è negativa. Questo è un Paese da cui, monotonia per monotonia, è meglio scappare». 
Montiani 
Non manca chi segue il presidente del Consiglio. Chi invita a riflettere sulle sue parole. «Quello che ha detto Monti è la sacrosanta verità . Ve lo dice una trentasettenne che ha spontaneamente lasciato un posto fisso e ora è collaboratore a progetto. La mia è stata una scelta di vita. E ora sono contenta di averla fatta».


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