“Io, disabile, e il badante arabo l’ironia contro i pregiudizi”

by Editore | 13 Febbraio 2012 7:29

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Abdel che versa dell’acqua calda sulle gambe di Philippe. “Ma è vero che non senti proprio niente?”. La carrozzella che diventa come una macchina da corsa per sfrecciare sulle strade. Philippe che copre il suo badante dopo un furto, e in cambio si fa dare un po’ di marijuana per dimenticare le piaghe da decubito. Animate discussioni sul fatto che “è più facile trovare lavoro per un disabile che per un arabo”. Ridere dei pregiudizi. Scherzare sul dolore, la diversità , l’emarginazione. Una carezza ma anche un sorriso. Arriva in Italia la commedia francese dei record, oltre 18 milioni di spettatori da quando è uscita nel novembre scorso. Les Intouchables, tradotto qui in Quasi Amici, è una favola moderna. “Solo che la principessa non è molto sexy” ironizza Philippe Pozzo di Borgo, 61 anni, occhi marroni intensi e luminosi, l’unica parte mobile del suo corpo. 
E’ lui il vero protagonista di questa storia che cerca di aprire ghetti e mentalità . Cresciuto in una famiglia aristocratica, ex dirigente di una ditta di champagne, nel 1993 Pozzo di Borgo rimane paralizzato dalla testa ai piedi. Durante un volo con il parapendio, la sua passione, si schianta a terra, “tra un prato verde e l’inferno”. Con la moglie Béatrice, già  malata di cancro, è costretto a cercare qualcuno per l’assistenza domiciliare. Alla porta del suo villino, in un quartiere esclusivo di Parigi, bussa un ragazzo della banlieue appena uscito di prigione. «Non era veramente interessato al lavoro, veniva al colloquio solo per continuare a ricevere il sussidio di disoccupazione, o forse pensando di svaligiare i nostri beni» ricorda Pozzo di Borgo. Decide di assumere Abdel per reazione contro la frase di un altro candidato al posto. «Prendere un arabo in casa è come convivere con il diavolo». 
Nasce un’amicizia improbabile che dura da allora. «L’incontro tra due disperati – dice Pozzo di Borgo – io con un handicap fisico, lui sociale». Abdel si sente finalmente considerato alla pari e diventa un perfetto Diavolo custode, titolo della biografia di Pozzo di Borgo che esce per Ponte alle Grazie. L’immigrato algerino, che nel film si chiama Driss ed è l’attore nero Omar Sy, accudisce la donna nella fase terminale e, dopo, impedisce a Philippe di sprofondare nella depressione. Terapia d’urto. Porta il suo nuovo amico, l’attore Franà§ois Cluzet, dagli spacciatori, gli presenta delle prostitute. Lui lo invita ai vernissage, gli fa scoprire Bach. Non si prendono mai sul serio, anche a costo di scioccare i benpensanti. «L’ironia è l’unica forza dei diversi. Un modo per sedurre e farsi accettare. E’ un approccio molto più frequente di quel che si crede tra noi disabili» spiega Pozzo di Borgo che evita le circonlocuzioni. Non si definisce diversamente abile ma tetraplegico. «La compassione è solo un modo di prendere le distanze, di abbandonare qualcuno alla propria solitudine. Preferisco la consolazione, dal latino consolidare, mantere in piedi». Sul piano collettivo, aggiunge, c’è invece una responsabilità : garantire dignità  e autonomia. Negli ultimi mesi, Pozzo di Borgo ha ricevuto migliaia di messaggi di altri disabili. «Alcuni mi ringraziano, altri dicono che non riescono proprio a divertirsi perché non hanno soldi per comprarsi una carrozzella nuova». 
Il film di Eric Toledano e Olivier Nakache è troppo schematico rispetto al libro. Ricco e povero, bianco e nero, invalido e criminale. Ma fa ridere. Alla produzione Pozzo di Borgo ha posto una condizione: niente toni lacrimevoli. Una scommessa vinta. In piena crisi economica, nella Francia del rigetto del diverso e dello straniero, dove Nicolas Sarkozy e Marine Le Pen si contendono un elettorato sempre più a destra, la risposta del pubblico è stata una sorpresa. «Gli spettatori entrano in sala con il loro bagaglio di complessi e pregiudizi – racconta Pozzo di Borgo – ed escono sollevati, con un senso di liberazione». Ci sono state anche delle critiche. «Un quadretto buonista che vorrebbe cancellare i veri conflitti sociali», secondo Libération. Per Variety si tratta di un film razzista e pieno di stereotipi. «Rispetto le opinioni di tutti – risponde l’autore – ma il politicamente corretto ci condanna alla mediocrità  intellettuale». Dopo dieci anni di convivenza, i due “quasi amici” si sono separati. Pozzo di Borgo si è trasferito a Essaouira, in Marocco, con la nuova moglie. Abdel vive tra Parigi e l’Algeria, dove sta creando una piccola impresa. Si chiamano al telefono, due volte l’anno si ritrovano con le rispettive famiglie. Continuano a scherzare sugli inciampi della vita. «Quello che conta nel titolo francese – spiega Pozzo di Borgo – è la lettera finale». Intoccabili, al plurale. In due si può diventare indistruttibili.

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