“Assad spara contro il suo popolo è venuto il momento di cacciarlo”

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IL CAIRO – «Siamo al fianco dei nostri fratelli siriani che lottano contro una dittatura, Assad deve andare via il prima possibile. Il nostro cuore è con i giovani che lottano per la democrazia e per la libertà ». Professano moderazione adesso i Fratelli Musulmani, ora che hanno la maggioranza nel Parlamento egiziano e si aspettano di guidare con uno dei loro leader eletti nelle liste del Partito della Giustizia e della Libertà  il prossimo governo. L’Egitto guarda con attenzione a quel che accade a Damasco, è in prima fila nella Lega Araba perché l’Onu intervenga per fermare la strage in Siria. Mahmoud Ghozlan – un biochimico prestato alla politica, membro dell’Ufficio politico e ascoltato consigliere di Mohammed Badie, guida suprema della Confraternita – riceve i suoi ospiti in una elegante palazzina della periferia cairota che è il Quartier generale della Fratellanza. Hall elegante, divani, poltrone, telefoni che squillano. Sono finiti per Fratelli Musulmani i tempi della clandestinità  e delle riunioni nei garage e nelle cantine, ora è il Partito che decide il destino dell’Egitto e l’Egitto è il “paese guida” del mondo arabo.
Professore andiamo diretti al punto. Un’altra rivoluzione araba sta affogando nel sangue. Bashar Assad, diversamente da Mubarak che resistette 18 giorni, non vuole cedere il potere …
«Assad è un dittatore sanguinario, non ci sono altre definizioni per chi ordina di sparare sul suo popolo».
Lei pensa che sceglierà  l’esilio o resisterà  armi in pugno come Gheddafi?
«Non sono un profeta ma se domani ci giungesse la notizia che è morto, sarebbe certamente una buona notizia».
Ci sono diversi Paesi arabi come il Qatar o la Turchia che per fermare il bagno di sangue si dicono favorevoli a un intervento anche militare …
«Non credo che un intervento militare straniero possa risolvere la crisi siriana. E poi con quali forze? Noi arabi non abbiamo esperienza in questa materia».
Professor Ghozlan veniamo all’Egitto ancora percorso da tensioni fortissime un anno dopo la rivoluzione. Il ruolo dei militari dei militari in questa fase di transizione – così sanguinosa – come lo definirebbe?
«I militari sono un male necessario in questa difficile fase se non vogliamo che l’Egitto precipiti nel caos. Dobbiamo andare avanti rapidamente nel trasferimento dei poteri da loro a un potere civile». 
Il maresciallo Tantawi, il capo della Giunta militare, è un amico o un nemico della Rivoluzione che ha spazzato via Mubarak?
«All’inizio, lo scorso anno, i militari hanno svolto un ruolo positivo ma via via col passare dei mesi hanno preso un’altra strada. Tantawi se ne deve andare via il prima possibile».


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