by Editore | 9 Febbraio 2012 7:38
ROMA – Disgelo sulla riforma del mercato del lavoro. Ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha parlato di un «sentiero largo» che può portare a un accordo con le parti sociali. Le quali da oggi hanno deciso di aprire un tavolo permanente di confronto per definire una linea comune. La prossima settimana Confindustria e sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) torneranno a Palazzo Chigi. Dunque, si accelera per cercare l’intesa entro la fine di marzo, come auspicato dal premier Mario Monti.
A rendere tutto più semplice, per ora, l’uscita di scena dell’articolo 18. Ieri mattina c’è stato un lungo incontro (quasi tre ore) tra la Fornero e il leader della Cgil, Susanna Camusso. Nessun accenno ai licenziamenti, ma passi avanti sul riordino degli ammortizzatori sociali, sulla riduzione dei contratti precari, sul rafforzamento dell’apprendistato. Temi sui quali le distanze non sono affatto incolmabili. Il governo ha accettato la tempistica imposta dalla crisi: l’emergenza occupazione che rischia di aggravarsi nel 2012 sarà affrontata con gli strumenti attualmente disponibili (cassa integrazione straordinaria e mobilità , in particolare) mentre i nuovi ammortizzatori sociali entreranno in campo solo in un secondo momento.
L’idea della Fornero di un sistema di ammortizzatori sociali uguale per tutti resta confermata. Al pari – come ha detto lo stesso ministro – dei «drammatici vincoli di risorse». Ma proprio sulla nuova cassa integrazione potrebbe incrinarsi il fronte imprenditoriale perché un istituto “universale” dovrebbe essere finanziato da tutti, anche dalle piccole aziende del settore artigianale, per esempio, che oggi non contribuiscono pur potendo utilizzare in alcuni casi la cassa integrazione cosiddetta in deroga.
E il governo condivide anche la richiesta dei sindacati di far costare più agli imprenditori il lavoro flessibile, compresi i contratti a tempo determinato. La tesi è che se per esigenze produttive o organizzative un’azienda ha bisogno di assumere con contratti atipici è giusto che paghi di più rispetto ad una assunzione standard. Una strada per ridurre il più possibile l’abuso dei contratti flessibili.
L’articolo 18 resta sullo sfondo. D’altra parte è questo l’unico modo per far partire il confronto. Tanto che ieri sera al termine del vertice tra Confindustria e sindacati si è registrata una sequela di «no comment» alle domande sui licenziamenti. «Bisogna provare a ragionare insieme per contribuire al confronto. Per noi le cose fondamentali sono: contratto in ingresso, contrasto alla precarietà e ammortizzatori sociali», ha detto la Camusso.
Dunque Confindustria e sindacati non stileranno un documento condiviso, ma un «contribuito tecnico dettagliato su alcuni punti da consegnare al governo», come ha spiegato la Marcegaglia. In questo modo l’unico tavolo negoziale resta quello con il governo; le parti sociali, tra loro, ridurranno le aree del dissenso e individueranno quelle sulle quali, invece, c’è accordo. Un metodo nuovo, accettato da tutti.
Oggi la Fornero incontrerà il presidente della Confindustria Marcegaglia e, se riuscirà , nell’arco della settimana anche i segretari di Cisl, Uil e Ugl, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella. Il ministro vuole capire nel dettaglio la proposta di Bonanni per superare l’impasse sull’articolo 18. Per la Cisl si potrebbe escludere dall’obbligo del reintegro, nelle imprese con più di 15 dipendenti, i licenziamenti individuali per motivi economici prevedendo un risarcimento sotto forma di indennità di mobilità per un biennio.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2012/02/prove-di-accordo-sulla-riforma-del-lavoro/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.