Processo da rifare ai br che volevano colpire Ichino

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La Cassazione ha infatti annullato la sentenza della Corte d’Assise d’appello di Milano che nel giugno del 2010 aveva inflitto pene fino a 14 anni nei confronti di dodici appartenenti all’organizzazione, ritenuti responsabili di aver commesso attentati incendiari contro la sede milanese di Forza Italia (2003) e contro quella padovana di Forza Nuova (2006), ma soprattutto di avere altri e sempre più alti obiettivi da colpire, come il giuslavorista e senatore Pietro Ichino, la sede diLibero e il manager Breda Vito Schirone. La Cassazione ha rinviato a un nuovo processo, sempre a Milano ma davanti a una nuova Corte. Le ragioni della bocciatura? In attesa delle motivazioni della sentenza, dalla Quinta sezione penale della Cassazione trapela solo qualche indiscrezione. Sarebbe stato considerato troppo generico il capo d’imputazione contestato e ci sarebbe qualche perplessità  anche sul riconoscimento della costituzione di parte civile di Ichino. I supremi giudici chiederebbero confini più precisi rispetto all’associazione sovversiva e a quella con finalità  di terrorismo. Mentre la posizione di vittima del senatore Pd, al quale i giudici avevano riconosciuto centomila euro di risarcimento, deve essere riconsiderata sulla base del livello di obiettivo «potenziale» del gruppo ritenuto eversivo. «Che l’aggressione non sia avvenuta, mi sembra chiaro — si è limitato a dire il senatore —. Tra l’altro, mi sono costituito in giudizio per senso civico, perché non farlo avrebbe significato accettare una sorta di banalizzazione di quel che era accaduto». Gli imputati rimarranno in carcere.


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MILANO— Il lenzuolo bianco steso sul marciapiedi. Tre bombolette spray: colore verde, rosso, nero. L’ultimo striscione viene issato all’ingresso del palazzo e a quel punto, nell’afa delle quattro del pomeriggio, la scenografia della rabbia e del dolore è allestita: in strada, tra telecamere e fotografi.

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