Prime crepe nel fronte sindacale Cisl e Uil temono i duri nella Cgil

by Editore | 14 Febbraio 2012 8:32

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ROMA — I tecnici di sindacati e imprese continuano a incontrarsi per cercare di costruire proposte comuni sulla riforma del mercato del lavoro, ma questo servirà  a poco se, come è successo nelle ultime 48 ore, le posizioni sull’articolo 18 si irrigidiscono. 
La Cgil, dopo aver smentito seccamente (insieme con Palazzo Chigi) l’ipotesi di un presunto accordo col governo per rendere più facili i licenziamenti sui nuovi assunti, si arrocca sul no a qualsiasi ritocco all’articolo 18 mentre la sinistra interna chiede la convocazione immediata del direttivo, il parlamentino interno, e la Fiom deciderà  oggi uno sciopero generale dei metalmeccanici per i primi di marzo. Mosse che non sono affatto piaciute ai segretari della Cisl, Raffaele Bonanni, e della Uil, Luigi Angeletti, i quali temono uno scenario di inasprimento dello scontro nel quale sarebbero costretti ad accodarsi alla Cgil. I due, invece, lavorano per arrivare, se proprio non sarà  possibile un accordo, almeno a una quasi intesa o comunque a una situazione nella quale non si debba «fare come il sindacato greco», per usare le parole di Bonanni. Che avverte la Cgil: «Io scioperi con chi ha posizioni diverse dalle mie non li faccio». 
I segretari della Cisl e della Uil, i quali avevano fatto delle caute aperture proponendo limitate modifiche all’articolo 18, erano convinti, fino a qualche giorno fa, che lungo questa via avrebbero potuto condizionare le scelte finali del governo (magari con l’argomento di tenere così dentro anche la Cgil) e non disperavano che alla fine con Susanna Camusso magari ci sarebbe stato qualche dissenso ma non una rottura. Adesso invece sono meno ottimisti. «La Cgil si sta sfilando — sostiene Bonanni —. Non vuole che si chiuda su niente, anche dopo che il Pd ha mostrato un posizione ragionevole. Ora, tutto questo non è il mio modo di fare sindacato. Io dico una cosa. Si sa che il governo comunque interverrà  anche sull’articolo 18, tanto più che il Pd ha preso una linea mediana. Se tu Cgil in questa situazione non fai uno sforzo insieme con gli altri sindacati, dai carta bianca al governo. E dopo che facciamo? Solo scioperi. Io faccio sindacato per fare gli accordi. E non voglio fare come sulle pensioni, dove ha deciso tutto il governo e noi non abbiamo toccato palla». 
A questo punto uno potrebbe chiedere a Bonanni e Angeletti: ma allora perché non fate un accordo col governo e le imprese senza la Cgil, un «accordo separato» come ne avete firmati tanti sotto il governo Berlusconi? Il fatto è che sull’articolo 18 Cisl e Uil non se la sentono, perché in questa fase di acuta crisi economica la situazione può sfuggire di mano, anche senza arrivare alla situazione greca. Lasciare il monopolio della protesta alla Cgil, questa volta, potrebbe essere rischioso per Bonanni e Angeletti. E comunque i due, non senza ragioni, ritengono che uno scenario del genere sarebbe dannoso per tutti, per il Paese e per gli stessi lavoratori. Meglio dialogare col governo, contrattare contropartite, limitare i danni. 
Per fortuna dal ministero del Lavoro arrivano segnali di moderazione. Il ministro Elsa Fornero dice che anche domani continuerà  il «dialogo» e fa capire che sull’articolo 18 il governo farà  una proposta che terrà  conto della maggioranza che lo sostiene, la quale in Parlamento avrà  l’ultima parola. E forse, a questo punto, Bonanni e Angeletti se davvero vogliono condizionare le scelte finali, è al quadro politico che devono rivolgersi, perché i sindacati continuano a restare divisi. E quindi deboli.

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