Posto fisso e giovani «mammoni» L’affondo di Fornero e Cancellieri
ROMA — «Le misure dell’Italia servono anche all’Europa e sono elementi essenziali per risolvere la crisi dell’euro». È l’incoraggiamento giunto ieri al governo dal segretario generale dell’Ocse (Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico), Miguel Angel Gurràa che ha incontrato il premier. Sul tavolo, la riforma del lavoro, le liberalizzazioni ma anche le «nuove misure» per la crescita.
Il premier ha sottolineato l’importanza che l’Ocse «possa dare una parola di conforto e di speranza sulle riforme, perché da queste, «non sempre gradevoli e gradite, vengono benefici di crescita senza dover aspettare troppo».
Gurràa ha incoraggiato Monti a «ridurre il dualismo nel mercato del lavoro e accrescere le opportunità di lavoro dei giovani, aumentare l’efficienza della pubblica amministrazione, migliorare il sistema fiscale e la lotta all’evasione, sostenere l’investimento in infrastrutture».
Monti ha detto di essere rimasto «molto impressionato» dal dato secondo cui la metà dell’incremento di produttività determinato dalle liberalizzazioni «sia attribuibile all’apertura dei servizi professionali», affermazione importante in concomitanza con il passaggio del decreto Liberalizzazioni in Parlamento.
Ma anche ieri è stato il tema del lavoro a tenere banco soprattutto per le dichiarazioni dei ministri Anna Maria Cancellieri (Interno) e Elsa Fornero (Lavoro) che hanno rialimentato la polemica sui licenziamenti. «Noi italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà . Dobbiamo fare un salto, ma non demonizziamo» ha affermato Cancellieri. Sul punto è tornata anche Fornero, affermando che «bisogna spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si può dare».
Da parte sua, il premier ha cercato di smorzare le polemiche, spiegando che non è intenzione del governo «esasperare» gli animi «particolarmente in una materia importante, sensibile e socialmente cruciale come il mercato del lavoro». L’obiettivo, ha proseguito Monti, è «trovare quale sia la via migliore perché anche gli istituti del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali possano dare il loro contributo alla crescita dell’economia italiana».
Ma i tempi non sono lunghi: «Il percorso deve essere rapido, non si può tergiversare, fermarsi, aspettare» ha precisato Fornero. Assicurando però che «la riforma del mercato del lavoro non è fatta per mettere gli uni contro gli altri. Nessuno vuole usare la clava ma vogliamo usare la parte positiva e propositiva del dialogo».
Il punto centrale resta la riforma sull’articolo 18, su cui ieri è intervenuto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, per dire che la norma «non si tocca per chi ha il contratto», mentre per i nuovi assunti, ha aggiunto, «credo che si debba poter discutere per mettere in moto la macchina in Italia».
La proposta avanzata dal segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, di ammettere il licenziamento individuale per motivi economici, purché nell’ambito di un accordo sindacale e con le tutele degli ammortizzatori sociali, sembra risuonare nelle parole di Fornero: «Non vogliamo che non esista la possibilità di licenziare, ma che chi è stato licenziato sia aiutato dalle istituzioni e dall’azienda a trovare in tempi ragionevoli una nuova occupazione».
Ma secondo l’economista Carlo Dell’Aringa, la proposta di Bonanni, anche se percorribile, non permetterebbe di aggirare l’articolo 18 perché «si deve vedere se viene lasciata al lavoratore la possibilità di appellarsi al giudice per verificare se il licenziamento è legittimo o meno».
Intanto il tema dell’articolo 18 è stato al centro della segreteria allargata della Cgil, il cui segretario generale, Susanna Camusso, ieri ha ribadito la necessità di un confronto vero con il governo che serva a trovare soluzioni su «almeno due temi: precarietà e allargamento degli ammortizzatori sociali».
Oggi ci sarà un nuovo round tra i sindacati, domani invece il secondo incontro tra gli stessi e Confindustria. «Trovare la quadra sull’articolo 18 è auspicabile, sarà possibile» è il commento ottimista del presidente dell’Abi (associazione banche), Giuseppe Mussari.
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