by Editore | 23 Febbraio 2012 7:18
MILANO – L’alleanza tra Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo regala un altro colpo di scena alla vicenda Fondiaria Sai. I due finanzieri, dopo aver rastrellato un 8% di azioni della compagnia sul mercato, stupiscono tutti e propongono un’operazione alternativa a quella messa a punto da Mediobanca e che ruota intorno alla Unipol. È una sfida anche in termini di ingegneria finanziaria quella lanciata a Renato Pagliaro e Alberto Nagel, i due banchieri che hanno raccolto il testimone di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi. Le due proposte hanno però un comun denominatore, prevedono di prendere il controllo della Fonsai senza lanciare un’Opa totalitaria a favore degli azionisti di minoranza. Toccherà alla Consob dire se ciò sarà possibile in quanto sussistano le condizioni di crisi attestate dall’Isvap oppure se debba scattare l’obbligo di Opa. Un’Opa che i piccoli azionisti Fonsai aspettano da almeno dieci anni, fin da quando Mediobanca ne sfilò il controllo alla Montedison attaccata dai francesi di Edf e dalla Fiat. E il fatto che i nuovi soci, siano essi Unipol o Palladio-Sator, entrerebbero in Premafin attraverso un aumento di capitale che valuta a premio la controllata Fonsai dovrebbe a rigor di logica premaire anche gli azionisti di minoranza.
Detto questo, Arpe e Meneguzzo cercano di infilarsi nei punti deboli dell’operazione Unipol. In primo luogo mettendo sul piatto una cifra superiore a quella della compagnia bolognese, 450 milioni invece che 400. E coinvolgendo nell’operazione anche i pur pochi piccoli azionisti Premafin. In secondo luogo chiedendo sacrifici alle banche esposte sia in Premafin che in Fonsai. E qui sta il nodo della questione. Negli ultimi giorni era infatti trapelato un certo malumore da parte di Unicredit per il fatto di essere costretta a rinegoziare i debiti in Premafin mentre a Mediobanca non si chiedeva alcun sacrificio alla sua esposzione da 1,05 miliardi in Fonsai. Ora Arpe e Meneguzzo chiedono uno sforzo anche a piazzetta Cuccia che dovrebbe o svalutare o convertire una parte del suo credito, eventualità che Pagliaro e Nagel hanno cercato in tutti i modi di evitare.
Terzo, eliminando la fusione di Premafin in Fonsai si fa un gran piacere agli azionisti di minoranza che si vedevano arrivare addosso un debito consistente con ricadute anche in termini giuridici. Inoltre, chiedendo più sacrifici alle banche e mettendo più soldi sul piatto alla fine la richiesta di denaro al mercato per Fonsai dovrebbe diminuire di circa 200 milioni, scendendo verso 850 da 1,1 miliardi. Quale sarà la reazione delle banche e della Borsa alla nuova proposta è ancora tutta da scoprire. Nagel ieri ha precisato che Mediobanca prediligerà le proposte più affidabili sotto il profilo della solidità e dunque quella Unipol sembra preferita. Per quanto riguarda i Ligresti, invece, con la proposta Palladio-Sator rimarrebbero con più azioni in portafoglio da valorizzare in un secondo momento e non attraverso il diritto di recesso. Compreso quel 20% di Premafin occultato per anni nei paradisi off shore e che ieri la Consob ha fatto venire allo scoperto.
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