Più di tremila “onlus fantasma” scovate in cinque anni

by Sergio Segio | 29 Febbraio 2012 12:35

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ROMA – Un’associazione formata da cinque enti (tutti costituiti dallo stesso titolare) che si occupa di assistenza domiciliare ai non vedenti, malati tumorali e cardiopatici, ma che non ha mai erogato nessun servizio. Un’altra che per fini umanitari raccoglieva fondi fino a un milione di euro l’anno, ma i cui proventi non si sa dove siano andati a finire. E ancora: un’associazione la cui attività  principale era la raccolta fondi e che nel 2008 aveva incassato ben oltre un milione di euro. Di questa somma però ai soggetti svantaggiati arriva ben poco, sotto forma di “aiuti in natura”(contenitori di cibo e materiale medico) erogati con un sistema di scatole cinesi. Sono questi sono alcuni casi di “onlus fantasma”, che negli ultimi anni (dal 2007 al 2012) l’Agenzia del Terzo settore ha contribuito a far chiudere, dando parere positivo per la cancellazione all’Agenzia delle entrate. Un’attività  a rischio dopo l’annunciata chiusura dell’Agenzia e il relativo passaggio di competenza alla direzione per il volontariato e l’associazionismo del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (vedi lanci 27 febbraio).

La lista è lunga: in tutto sono infatti 3.313 su 3.657 pareri richiesti in cinque anni, le associazioni che non hanno rispettato i criteri per l’iscrizione all’Anagrafe unica delle Onlus e che a fronte di questo giudizio sono stati costretti a chiudere o a cambiare statuto associativo. O nei casi più gravi sono stati segnalati alla Procura della Repubblica per truffa. Il picco più alto di onlus sospette si è registrato nel 2009 quando i pareri positivi per la chiusura sono stati 1.053. Lo scorso anno, invece, le associazioni che non rispettavano i criteri sono state 253, mentre nei primi mesi del 2012 (i dati sono aggiornati al 21 febbraio) le onlus fantasma sono già  18. “La nostra è un’indagine documentale e riguarda la coerenza degli statuti e delle regole. Si guarda poi alle attività  che dalle associazioni vengono svolte – sottolinea il direttore dell’Agenzia del Terzo settore, Gabrio Quattropani – Tremila pareri postivi è un numero importante se si considera che nei registri delle Onlus ci sono in tutto circa16mila associazioni, presenti in tutta Italia”.

Fino al 2003 un’associazione si poteva iscrivere al registro delle Onlus senza problemi, i controlli di effettiva corrispondenza con quanto dichiarato venivano effettuati ex post dalla Agenzia delle entrate che si avvale appunto del parere non vincolante dell’Agenzia del terzo settore. Poi un decreto ministeriale (n.266/2003) ha introdotto il controllo preventivo sullo statuto, che ha carattere puramente formale e spesso non basta a chiarire se l’associazione svolgerà  le attività  che ha effettivamente dichiarato. Per questo sono necessari anche i controlli successivi. “Questa è un’attività  importante e che in linea teorica potrebbe continuare anche dopo il passaggio di competenze al ministero, a patto però di potenziare molto la struttura ministeriale – sottolinea Emanuele Rossi, consigliere dell’Agenzia del Terzo settore -. Ma sarebbe necessario un investimento ingente e dubito che questo avverrà ”. La stessa preoccupazione è condivisa anche dal direttore Quattropani che sottolinea come verrebbe a cadere anche l’elemento della terzietà . “Temo che il percorso che abbiamo costruito in questi anni andrà  perso – afferma – uno degli elementi che caratterizza questi strumenti è la distanza che devono avere dal contesto politico e dalle organizzazioni, conoscendo entrambi i mondi e intervenendo in modi distaccati. E non capisco come possa essere recuperata in termini pieni una modalità  di relazione col Terzo settore attraverso un sistema dimesso”. (ec)

 

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