PIPERNO, TREVI: PRIMI NOMI PER LO STREGA

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Piperno, prevedibilmente, per Mondadori. Ed Emanuele Trevi, che già  due anni fa, quando era pubblicato da Rizzoli, era prontissimo a partecipare, e adesso che è passato a Ponte alle Grazie è già  ufficiosamente in lizza, con il suo libro Qualcosa di scritto in uscita a marzo. A meno di due mesi dal termine per la presentazione delle candidature al premio Strega 2012 (quest’anno la data è fissata l’11 aprile, per libri che devono essere usciti entro marzo), Mondadori “non smentisce” che la seconda parte appena uscita del dittico di Alessandro Piperno “Il fuoco amico dei ricordi”, titolo Inseparabili e al centro i fratelli Pontecorvo (figli di quel Pontecorvo senior che nel precedente Persecuzione non aveva bissato il bestseller d’esordio Con le peggiori intenzioni) sarà  in gara.
La palla passa adesso a Rcs per la contromossa. L’anno scorso Gianrico Carofiglio disse che ci avrebbe provato volentieri se avesse avuto il libro giusto (erano appena usciti i suoi racconti). Da ottobre il romanzo c’è, Il silenzio dell’onda è stato a lungo in classifica e non è di genere: le voci ripartono da lì. Einaudi non ha deciso, ma se Piperno sarà  il candidato del gruppo potrebbe contare su poco aiuto da Segrate. Feltrinelli non scioglie le riserve sulla partecipazione (forse con Paolo di Paolo, autore di Dove eravate tutti). Fandango potrebbe essere l’unica, finora, a puntare su un’esordiente nel romanzo, Gaia Manzini con La scomparsa di Lauren Armstrong.
Intanto il comitato dello Strega si dà  fino a fine mese per “editare” la lista dei votanti, dopo l’annuncio che chi non “partecipa più attivamente” al dibattito letterario e al voto perde il posto tra gli Amici. Ci sono da riempire i vuoti lasciati da illustri scomparsi (Mario Guidotti, Andrea Zanzotto, Boris Biancheri, Vincenzo Consolo), da convincere senza polemiche a lasciare qualche habitué “inattivo”, da far partire il raddoppio (da 30 a 60) dei “lettori forti” scelti dalle librerie e cooptati tra i giurati. E alla fine, con 75 voti (compresi gli istituti di cultura all’estero) espressi fuori dal mondo dell’industria editoriale, potrebbe perfino tornare un po’ di suspense.


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