Pinault: “Un polo dello sport intorno a Puma”

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PARIGI – Nel futuro di Ppr c’è solo “Lusso e Sport & lifestyle”. Il gruppo francese guidato da Franà§ois-Henry Pinault cambia pelle e punta a triplicare i ricavi arrivando a quota 24 miliardi nel 2020 solo con marchi come Gucci e Bottega Veneta e nell’abbigliamento sportivo, con Puma e Volcom. Pinault ha appena annunciato di aver chiuso il 2011 con un fatturato di 12,2 miliardi (+11%) e profitti stabili a 986 milioni. Ma il risultato avrebbe potuto essere ancora migliore se la Fnac e altre attività  minori non avessero prosciugato la redditività  di Gucci che ha chiuso l’anno con un margine di 1,07 miliardi e pari al 34% delle vendite.
Monsieur Pinault, lei in passato è stato aspramente criticato per il prezzo pagato per Gucci, per l’addio di De Sole e Ford, per la nomina di Polet. I numeri però le danno ragione ma ora quale mossa dobbiamo aspettarci?
«Da quando abbiamo rilevato Gucci il marchio ha triplicato il suo fatturato e ha ancora un enorme potenziale da esprimere. Il prezzo pagato allora sembrava folle, ma oggi credo che si possa dire che è stata una bella operazione. Ford e De Sole hanno fatto un lavoro eccellente sia nel rilancio, sia nella costruzione di un portafoglio di marchi complementari tra di loro. E Polet ha dato il suo contributo nello sviluppo e nel rendere i brand più efficienti. Ora continueremo a crescere con la squadra di manager e di stilisti che ci sono nel gruppo, di cui sono estremamente soddisfatto, investendo anche su nuovi marchi come abbiamo fatto con Brioni».
E dopo Brioni, quale tipo di marchio potrebbe essere interessante per Ppr? 
«Nel settore del lusso ci piacerebbe potenziare la divisione gioielli e orologi. Ma è nel lifestyle che faremo più operazioni per costruire attorno a Puma un gruppo di marchi come è stato fatto in passato con Gucci». 
Si era parlato di un vostro interesse per Pomellato.. 
«E’ una bella azienda, ma no, non siamo in trattativa e inoltre non è nemmeno in vendita». 
Allora qual è il vostro target? 
«Siamo interessati ad aziende di medie dimensioni in modo da massimizzare la creazione di valore grazie allo sviluppo internazionale del brand, come abbiamo fatto con Bottega Veneta».
Già , siete un gruppo francese, ma i vostri marchi più importanti sono tutti italiani… 
«L’Italia e la Francia hanno tante più cose in comune di quanto non possa sembrare a prima vista. L’Italia è uno dei due polmoni del gruppo. Italia e Francia sono assolutamente importanti quando si tratta di creazioni. L’80% delle persone sogna di venire in vacanza in Italia e in Francia, e nessuno dei nostri Paesi ha ancora sfruttato a pieno il potenziale che il turismo potrebbe generare per le economie di questi rispettivi Paesi. Tuttavia l’Italia è stata molto più brava di noi a mantenere il know how di certe produzioni specializzate, che noi abbiamo perso. Per questo borse, scarpe e accessori sono tutti made in Italy. Quando vendiamo un prodotto del lusso, vendiamo anche la qualità  di una manifattura che c’è solo in Italia».
Fnac è una delle attività  che è stata messa in vendita, perché allora continuate a investire e a cambiare il suo modello di business? 
«Perché Fnac è una bella azienda, che anche in un anno difficile come il 2011, pur non essendo cresciuta in valore assoluto, ha comunque guadagnato quote di mercato. Abbiamo cambiato tutta la squadra di manager, abbiamo diversificato introducendo nuovi servizi, e abbiamo puntato molto sul canale web che ha dato importanti risultati. Sono molto soddisfatto di come sta andando Fnac e credo che sia un buon asset, solo che non è più strategico per il gruppo».
Perché scegliere di puntare tutto su lusso e Sport & lifestyle? 
«Perché sono due aree di mercato enormi, sono settori globali in cui vedo grandi opportunità  di crescita». 
Oltre a queste due aree, immagina nuove diversificazioni in altri settori?
«Non direi, nella mia idea del futuro di Ppr, c’è un gruppo concentrato su questi due poli di abbigliamento e accessori, dove c’è ancora un grande lavoro da fare, sia quanto a categorie merceologiche, sia sul lato della distribuzione».
Tornando a Puma, ora che avete l’80% pensate di ritirarla dal mercato? 
«Non è una priorità , preferiamo concentrarci sullo sviluppo dei marchi appena acquisiti, come Volcom e sui brand che invece vorremmo integrare nell’azienda. Costruiremo attorno a Puma un polo di brand come abbiamo fatto con Gucci». 
Ppr è l’acronimo di Pinault Printemps Redoute. I magazzini Printemps sono stati venduti e a breve cederete anche Redoute. Non è meglio trovare un nome che vi rappresenti di più?
«E’ una delle domande che ci siamo posti, del resto Ppr è nata prima che il gruppo si trasformasse in questo modo. Di certo cambieremo la visual-identity del gruppo, poi valuteremo anche le nuove idee, per trovare un nome che ci rappresenti di più. Ma non è nelle nostre priorità . 
E il nome Pinault rimarrà ? 
«Vedremo, ma la verità  è che non ci ho ancora pensato».


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