Permessi più lunghi per gli immigrati La Lega: è assurdo
ROMA — La tassa di soggiorno per gli immigrati si dimezzerà . O, meglio, verrà raddoppiata la durata del permesso di soggiorno, lasciando invariato il costo che era stato fissato dal decreto Maroni-Tremonti. Un provvedimento che era stato annunciato da tempo dai ministri dell’Interno Anna Maria Cancellieri e per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi e che potrebbe vedere luce già in questa settimana. Anna Maria Cancellieri aveva voluto chiamarla una vera «rivoluzione».
Dal 30 gennaio scorso in virtù del decreto Maroni-Tremonti gli immigrati dovevano pagare 80 euro per un permesso di soggiorno della durata da tre mesi ad un anno, 100 per quello valido da uno a due anni e 200 euro per la carta di soggiorno. Una tassa che ieri mattina aveva fatto lanciare un grido di allarme al ministro Riccardi in audizione al Senato: «Esiste il rischio che i cittadini stranieri diventino irregolari: la Caritas dice che 600 mila permessi di soggiorno rilasciati in un anno sono scaduti e non sono stati rinnovati. Mi auguro che parte di questi siano tornati nel proprio Paese, ma una percentuale stimabile intorno a 350 mila persone rischia di finire nel circuito dell’irregolarità ».
Ma non solo soldi. Accanto all’aspetto economico i tecnici dei due ministeri stanno lavorando all’informatizzazione delle procedure dei permessi di soggiorno e delle domande di cittadinanza per renderle più celeri e meno burocratiche.
Era stato sempre lo stesso ministro Riccardi ad annunciarlo ieri mattina: «Con il ministro Cancellieri siamo d’accordo per eliminare tutte quelle norme vessatorie, quei ritardi inspiegabili, quelle lentezze burocratiche che rendono umiliante per gli stranieri la richiesta di permessi, certificati, documenti». Il provvedimento potrebbe finire sul tavolo del consiglio dei ministri già venerdì prossimo sotto forma di decreto. Ma potrebbe anche non passare affatto da Palazzo Chigi e il ministro Cancellieri potrebbe quindi proporlo come emendamento al decreto sulle liberalizzazioni. O, anche, si potrebbe scegliere la terza via di un decreto interministeriale che agirebbe sulle tabelle economiche delle tasse degli immigrati contenute nel decreto fatto dal precedente governo.
Di qualsiasi soluzione si tratti si starebbe comunque parlando di tempi molto rapidi, visto che era fallita la corsa contro il tempo che il governo avrebbe voluto fare per non lasciare entrare proprio in vigore il decreto Maroni-Tremonti.
Una corsa e una modifica che lascia di stucco l’ex-ministro dell’Interno leghista Roberto Maroni: «Non ha senso modificare quegli importi», dice. E poi spiega: «Con il ministro Tremonti li avevamo già fissati sotto la soglia della media europea. Evidentemente sono contrario ideologicamente a questo intervento. Ma lo sono anche in maniera pratica: proprio adesso che si stanno chiedendo tantissimi sacrifici, far pesare sugli italiani le tasse degli immigrati è una discriminazione al contrario. Una discriminazione nei confronti degli italiani».
Grande plauso all’azione del governo arriva invece da parte del Pd con le parole della deputata (ed ex ministro) Livia Turco: «Le indiscrezioni sul provvedimento che il governo sta predisponendo per correggere l’insopportabile tassa sugli immigrati ci confermano che, archiviata l’era della Lega al governo, il Paese torna a ragionare con serietà e senza paure, perché anche gli interventi sull’immigrazione sono necessari per la crescita del Paese».
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