Padroni che odiano le donne

by Editore | 8 Febbraio 2012 10:18

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Il nuovo contratto Fiat firmato da sindacati che rappresentano la minoranza dei lavoratori fa male alla salute perché introduce un’organizzazione del lavoro che taglia le pause e aumenta i ritmi, cioè intensifica lo sfruttamento. Riduce ai minimi termini la democrazia, impedendo ai dipendenti di scegliere da chi farsi rappresentare, dato che le Rsa (Rappresentanze sindacali aziendali) vengono nominate dai sindacati, e per di più solo da quelli firmatarie del contratto-truffa. Se poi provassimo a leggere il nuovo contratto con lenti diverse, per la precisione con lenti femminili, scopriremmo che le cose stanno ancora peggio perché si aumentano ulteriormente le discriminazioni ai danni delle donne.
Lo scrivono con una lettera molto documentata inviata alla ministra del lavoro e delle pari opportunità  più di 200 dipendenti Fiat che hanno giustamente identificato in Elsa Fornero la loro principale interlocutrice proprio per la sua doppia delega. «Noi donne abbiamo una ragione in più per voler cancellare quell’accordo, perché in esso sono contenute norme gravemente discrimatorie nei confronti di madri e padri, lesive della legislazione vigente e dei principi di parità , sanciti dalla Costituzione e riaffermati dalle normative europee», scrivono, spiegando di avere, in quanto donne, un motivo aggiuntivo per chiedere che un referendum, qualora esprimesse la contrarietà  dei e delle dipendenti, possa liberare 86 tute blu dalla nuova prigionia. Per questo sono state raccolte ventimila firme che ancora aspettanto una risposta da Fiat, Fim e Uilm.
Venendo al merito delle ingiustizie denunciate dalle dipendenti di tutti gli stabilimenti Fiat, la più clamorosa riguarda i salari: già  oggi quello delle operaie è mediamente di 200 euro inferiori a quello degli operai, come dimostra un’inchiesta di massa effettuata dalla Fiom tre anni fa. Ora, con il nuovo contratto, la discriminazione aumenterebbe perché il premio di risultato «straordinario» di 600 euro per il 2012 prevede un numero di ore lavorate nel primo semestre non inferiore a 870. «Nel testo dell’accordo è chiaro che è esclusa dal computo delle ore di effettiva prestazione lavorativa ogni assenza retribuita e non retribuita a qualsiasi titolo, ivi comprese le assenze la cui copertura è per legge e/o contratto parificata alla prestazione lavorativa. Detto in parole semplici, ciò vuol dire che in Fiat qualsiasi assenza dovuta a maternità  (ivi compreso il periodo di congedo obbligatorio), le due ore di riposo per allattamento, congedi parentali, assenze per malattia figlio… faranno perdere il diritto a percepire il premio».
Le firmatarie fanno riferimento alla legislazione italiana e alle direttive europee in materia di pari opportunità  e, di conseguenza, denunciano le grave discriminazione di genere connessa al nuovo contratto separato. Aggiungono che essendo il premio detassato «secondo le normative introdotte dal suo predecessore ministro Sacconi», si allarga «ulteriormente il differenziale salariale tra uomini e donne nelle nostre aziende». Ma c’è un altro aspetto grave, si legge nella lettera, connesso all’organizzazione del lavoro e all’intensificazione dei ritmi: «Il nuovo sistema di orari, la metrica e la turnistica determinano un notevole peggioramento dei carichi di lavoro e dell’affaticamento sulle linee di produzione. Nessuno ci ha dimostrato che tali aggravi non avranno conseguenze negative sulla salute riproduttiva delle donne» impiegate alla catena di montaggio. Alla ministra Fornero «chiediamo che si faccia promotrice di una commissione d’inchiesta indipendente che approfondisca sul piano scientifico i possibili rischi per la salute riproduttiva delle lavoratrici».
Per queste e altre ragioni appena accennate nella missiva, le 205 firmatarie dipendenti di tutti gli stabilimenti Fiat chiedono alla ministra Fornero un incontro «al fine di poterle illustrare in forma più articolata e documentata la nostra situazione e farle conoscere la Fiat a partire dalle concrete condizioni di lavoro e di vita delle operaie e delle impiegate che vi lavorano». La parola ora passa alla ministra Fornero.

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