Obama e Xi: sosteniamo l’Europa

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È l’impegno a lavorare assieme per stabilizzare l’Eurozona in difficoltà  che segna il colloquio alla Casa Bianca fra Barack Obama e Xi Jinping, destinato in autunno a diventare il nuovo presidente cinese. Dichiarazioni e gesti dei due leader dentro e fuori lo Studio Ovale servono per dare inizio a piccoli passi a una nuova fase dei rapporti fra le maggiori economie del pianeta. Davanti ai reporter, il presidente Usa esordisce sottolineando la necessità  di «regole identiche valide per tutti nel commercio internazionale» e del «rispetto per i diritti umani», ribadendo i due motivi di frizione con il presidente Hu Jintao, pur ribadendo che l’America «ha interesse nella pacifica crescita della Cina». L’ospite replica scegliendo un profilo basso: «Sono qui per tentare di far compiere dei progressi alle relazioni fra i nostri due Paesi». E poi invita Barack e Michelle Obama a Pechino. Il viaggio comunque, ha spiegato il portavoce di Obama, Carney, non potrà  avvenire prima delle elezioni del 6 novembre.
Ciò che conta per Obama è creare un rapporto personale con il futuro leader di Pechino. A Xi preme fare altrettanto, senza però urtare la sensibilità  di Hu Jintao, che fino a ottobre resterà  in sella. «Bisogna tener presente che Xi è venuto qui per parlare a due diversi tipi di pubblico – spiega al New York Times Cheng Li, sinologo della Brookings Institution – e per lui quello cinese è più importante di quello americano», perché la successione non è ancora materialmente avvenuta.
Ma a svelare l’intenzione di iniziare da subito a discutere assieme l’agenda globale dei prossimi mesi c’è il comunicato finale intitolato «Promuovere una crescita forte, sostenibile e bilanciata» perché impegna gli Stati Uniti ad aumentare i risparmi e la Cina le importazioni di beni «made in Usa». Soprattutto, sottolinea la comune priorità  di correre in soccorso dell’Eurozona, che rischia di implodere frenando la debole ripresa globale. «L’America e la Cina si impegnano a continuare lo scambio di opinioni sugli sviluppi nei mercati finanziari europei – recita il testo – e a discutere approcci che possano sostenere gli sforzi dell’Europa per rispondere alla crisi del suo debito sovrano».
È la prima volta che Washington e Pechino mettono per iscritto la volontà  di coordinare gli interventi per sostenere l’Eurozona: è un passo avanti rispetto alle convergenze di opinione registrate agli incontri autunnali del Fondo monetario internazionale e lascia intendere che proprio di questo si discuterà  al G20 in programma a giugno in Messico, indicando nel sostegno comune all’Europa un’agenda di lavoro destinata a segnare il passaggio delle consegne a Pechino fra Hu e Xi.
Mentre Obama riceveva Xi, fuori dalla Casa Bianca centinaia di esuli tibetani denunciavano le violazioni dei diritti umani da parte di Pechino. Si è trattato dell’unico momento di tensione in una giornata segnata dalla volontà  di Washington di accogliere l’ospite con tutti gli onori. Se nella serata di lunedì Xi aveva cenato nella residenza dell’ambasciatore cinese con alcuni dei protagonisti dei rapporti bilaterali negli ultimi decenni da Henry Kissinger a Brent Scowcroft – ieri la sala del Dipartimento di Stato intitolata a Benjamin Franklin ha accolto attorno a 18 tavoli duecento ospiti selezionati che rappresentano il gotha degli Stati Uniti, dal vicepresidente Joe Biden all’ex presidente Bill Clinton con il Segretario di Stato Hillary Clinton a nomi di spicco dei media come Thomas Friedman del «New York Times» e Andrea Mitchell della «Nbc» fino ai leader del Congresso e ai grandi nomi del business protagonista degli investimenti nella Repubblica popolare, con il ceo di Chevron John Watson e quello di Walt Disney Robert Iger, il presidente della banca Goldmas Sachs Lloyd Blankfein e quello della Coca Cola Muhtar Kent. Oggi Xi farà  tappa in Iowa per poi concludere il viaggio a Los Angeles.”


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