by Sergio Segio | 6 Febbraio 2012 15:24
AZZANO DECIMO (Pn) – L’ufficio nazionale antidiscriminazioni boccia il comune di Azzano Decimo (in provincia di Pordenone) che, con apposita delibera, aveva disposto l’esclusione dei cittadini stranieri dalle prestazioni assistenziali. Una delibera, secondo l’Unar, contraria alla normativa nazionale sull’immigrazione e non conforme al diritto Ue in materia di libera circolazione dei cittadini comunitari e di parità di trattamento a favore dei lungo soggiornanti e dei rifugiati. Il caso friulano è approdato a Roma in seguito a una segnalazione dell’Asgi (associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) che da quattro anni denuncia “le violazioni al principio di parità di trattamento in materia di assistenza e prestazioni sociali perpetuate sistematicamente dal comune di Azzano Decimo”, come si spiega in una nota.
La bocciatura dell’Unar è stata inviata alla giunta comunale il 16 gennaio scorso, con esplicita richiesta di rivedere la delibera, poiché “quando si tratta di prestazioni volte al soddisfacimento dei bisogni primari dell’uomo, ad esse accedono automaticamente, a condizioni di parità con i cittadini italiani, anche i cittadini stranieri e i cittadini comunitari regolarmente soggiornanti”. Ne consegue che non è possibile escludere i cittadini stranieri con permesso di soggiorno di almeno un anno né coloro che possiedono il permesso di soggiorno Ce per lungo soggiornanti ma non dispongono di un reddito minimo pari almeno all’importo dell’assegno sociale. Così come non si può limitare l’accesso ai cittadini Ue che hanno esercitato il diritto alla libera circolazione o a categorie deboli come i rifugiati politici e i titolari di protezione internazionale.
Intanto, la lotta dell’Asgi continua attraverso la richiesta alla Commissione europea di riaprire “urgentemente” la procedura di infrazione a suo tempo avviata nei confronti delle autorità italiane per violazione del diritto Ue da parte delle autorità comunali di Azzano Decimo. A questo si è aggiunta anche la richiesta alla regione e alla Presidenza del consiglio dei ministri di esercitare i poteri sostitutivi nei confronti del comune, nominando un commissario. (gig)
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