Moby Dick, la passione che si trasforma in illustrazione
Tutti vogliono collaborare con scrittori e affini, e qualcuno lo fa per davvero – figure come Tacita Dean e Dominique Gonzalez-Foerster hanno dialogato con W.G. Sebald ed Enrique Vila-Matas – ma i risultati stentano a scintillare, perlomeno sul piano della vischiosità narrativa, quel meccanismo magico che differenzia la prosa libera dal racconto. Per esempio, la distanza che separa William Burroughs da Herman Melville: un fantastico autore di frammenti quantistici e uno dei più importanti autori della storia.
E ora, non a caso, esce Moby Dick in Pictures (Tin House Books, 39,95 dollari), un tentativo encomiabile di comunione profonda e ossessiva tra letteratura e arti visive, grani di parole e grani di visione approntati per l’occasione, pagina dopo pagina, citazione dopo citazione, con un serio approccio votato all’intelligibilità . Ne è responsabile Matt Kish, che nemmeno si considera un artista, ma che per mesi, dal 5 agosto 2009, ha iniziato a pubblicare online un disegno per ogni pagina di Moby Dick nella versione ufficiale filologica uscita per il centocinquantenario dell’opera. Un disegno per ogni pagina, progressivamente, puntualmente, utilizzando tecniche diversissime e stili antitetici, dalla pittura in acrilico al collage brutale, in un’inconsapevole e strabiliante passacaglia di motivi e figure, forse il più ambizioso tentativo di espressione amatoriale mai realizzato. Ciò che colpisce non è tanto la forza concettuale del progetto (qualcosa di simile era stato approntato per L’arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon), ma proprio la devozione di Kish per il dettato melvilliano: le sue creazioni folk, da illustratore pazzo d’amore, così simili agli ex-voto di Dino Buzzati per colori e forme, aggiungono sempre qualcosa e non sottraggono nulla.
Prendete pagina 335 (373 dell’edizione Adelphi): «Per certi aspetti la veduta fisiognomica più imponente, forse, che si può avere del capodoglio è quella di piena faccia. Questo suo aspetto è sublime», frase di per sé potentissima, cui tuttavia si accompagna il disegno a inchiostro di un monumento proiettato verso l’alto, a metà fra un obelisco e un osservatorio astronomico, sullo sfondo di un foglio pieno di numeri, sporcato di arancione e di bande-arcobaleno tipo Dark Side of the Moon. Ecco a cosa tende il dialogo fra discipline, al suo meglio – il dovere del testo, e una feconda distrazione su tutto il resto.
Related Articles
LA FOLLIA DI GOETHE PER WITTGENSTEIN
Sul suo letto di morte, a Weimar, Goethe delira e a nulla valgono le pezze fredde che il suo segretario Eckermann e altri fedeli gli pongono sulla fronte. Il suo unico desiderio, prima di morire, è quello di incontrarsi con Ludwig Wittgenstein, l’autore del Tractatus logico-philosophicus, apparso nel 1922, poiché pensa che Wittgenstein sia di gran lunga la persona più intelligente che esista, un uomo degno di venerazione, l’unico che in eccellenza abbia oltrepassato l’eccellenza delle sue opere, e insieme a lui vuole discutere sul fondamentale argomento che ha per titolo: il dubitabile e il non-dubitabile.
Nella crisi, Carlo Marx si rifà vivo
Questo di Paolo Ciofi, La bancarotta del capitale e la nuova società , (Editori Riuniti, pp. 182, euro 15) è un libro oserei dire prezioso.
Sainte-Beuve, il fallimento di un gigante