Missione di Monti da Obama Impegno per la crescita

by Editore | 9 Febbraio 2012 8:55

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ROMA — A nove mesi dalle elezioni nelle quali punta a essere rieletto, il presidente degli Stati Uniti ha un’agenda nella quale è la riuscita nell’esame delle urne, fissato al 6 novembre, la stella polare tenuta presente per distinguere gli appuntamenti utili da quelli da evitare. Se Mario Monti trova spazio adesso in quell’agenda è perché il suo ruolo e il suo credito internazionali sono convergenti con gli interessi di Barack Obama.
In tempi di crisi, per ottenere un secondo mandato il capo di Stato che accoglierà  oggi alla Casa Bianca il presidente del Consiglio italiano ha bisogno nell’economia americana del massimo di ripresa e di stabilità  possibili. Nei mesi scorsi l’Italia era ritenuta tra le potenziali cause di un temuto crollo della moneta europea, non ancora scomparso dall’orizzonte. Da punto debole in grado di far schiantare l’euro se avesse seguito le orme della Grecia, adesso l’Italia viene considerata a Washington un Paese utile, se compie tutti gli sforzi del caso, per dare soluzione alla crisi. Obama ne renderà  merito a Monti, e avrà  modo di far sapere in pubblico che apprezza il suo lavoro.
È lo scopo principale dell’appuntamento. Il colloquio è fissato per il pomeriggio di Washington, serata italiana. Per il 70%, grosso modo, riguarderà  l’economia. Per il resto la politica internazionale. A quanto risulta al Corriere, uno dei terreni di intesa potrebbe essere la scelta di sottolineare ai Paesi partner la necessità  di perseguire la crescita economica (senza limitarsi al, pur necessario, rigore fiscale). 
Nei suoi quasi tre anni da capo del governo coincisi con l’era obamiana, cominciata nel 2009, Silvio Berlusconi per un incontro a due era stato ricevuto alla Casa Bianca un’unica volta. E non in qualità  di presidente del Consiglio italiano, bensì di titolare della presidenza di turno del G8, il gruppo dei Paesi più sviluppati del mondo con l’aggiunta della Russia. Monti ottiene udienza a quasi tre mesi da quando è arrivato a Palazzo Chigi, e negli Usa con l’economista italiano dal passato di commissario europeo viene giudicato più conveniente farsi fotografare di quanto lo sarebbe stato con il Cavaliere. Su una rubrica del sito Internet del Wall Street Journal si leggeva ieri che Monti «segna un chiaro cambiamento di rotta rispetto al suo predecessore, Berlusconi, al quale reputazione diplay boy e giochi di cattivo gusto fecero guadagnare solo pochissimi amici».
Oltre a spiegare a Obama quali misure anticrisi ha adottato e quali intende adottare, secondo quanto risulta alCorriere Monti oggi nel colloquio a porte chiuse dovrebbe parlare del G8 come campo per un’azione convergente di Usa e Italia. Anche in quella sede i due Paesi potrebbero mettere in evidenza che «la crescita» è obiettivo indispensabile.
Detta così, può sembrare una pia intenzione. Decodificata, questa impostazione significa guardare oltre la tendenza della Germania al rigore finanziario. L’Europa non gode di buona fama in questi mesi negli Stati Uniti. Monti però per rivitalizzare l’economia punta sulle liberalizzazioni, approccio gradito agli americani. Il suo orientamento a ridurre il debito pubblico più di quanto lo avrebbe ridotto Berlusconi è compatibile con gli interessi di Obama. E, salvo imprevisti, il presidente del Consiglio italiano avrebbe intenzione di rilanciare un progetto per creare uno spazio di mercato comune transatlantico del quale si occupò a Bruxelles da commissario europeo.
Che Obama, con una campagna elettorale alle porte, se la senta di eliminare barriere di protezione convenienti per categorie produttive americane è tutto da vedere. Le reazioni all’ipotesi italiana dipendono anche dai tempi previsti per attuarla. I tempi invece potrebbero essere stretti per le scelte su Iran e Siria, argomenti di politica internazionale che, con la Libia e l’Afghanistan, verranno affrontati prima in un incontro tra il segretario di Stato Hillary Clinton e il ministro degli Esteri Giulio Terzi e poi da Monti e Obama.
Sull’Iran, l’Italia farà  presente agli Stati Uniti di aver appoggiato le sanzioni europee sul greggio al Paese che nel 2010 è stato il quarto produttore di petrolio e che la scelta ha reso compatta la coalizione internazionale preoccupata dai piani nucleari di Teheran. Dunque, sosterranno Monti e Terzi, questa alleanza non va messa in difficoltà  con un rapido attacco militare, sia israeliano sia americano. Sulla Siria, soluzioni a portata di mano non ne ha nessuno.

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