Maxi-frode fiscale Unicredit chiesto il processo per Profumo

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MILANO – Una firma in calce a tre documenti potrebbe costare il processo ad Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit. Ieri il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiesto il suo rinvio a giudizio per l’operazione Brontos, un giochetto fiscale che, secondo l’accusa, avrebbe procurato alla banca un profitto ai danni del fisco di 245 milioni di euro. Profumo, stando al capo di imputazione, avrebbe dato il via libera all’operazione Brontos, «apponendo la propria sigla sulle richieste di approvazione dell’investimento», il 1 marzo del 2007, il 9 aprile del 2008 e il 7 novembre del 2008.
Attraverso il complicato marchingegno finanziario proposto da Barclays a Unicredit, la banca avrebbe messo a bilancio dividendi che in realtà  erano interessi. «Se la banca – è l’ipotesi dell’accusa – avesse realmente effettuato un deposito interbancario su Barclays, gli interessi attivi ricevuti da Barclays, al termine dell’operazione, sarebbero stati interamente imponibili». Invece, i dividendi per la legge fiscale sono deducibili al 95%. Da qui un vantaggio di circa 245 milioni. La cifra equivalente era stata sequestrata dalla procura, ma poi svincolata dal Tribunale del Riesame. La questione ora pende in Cassazione.
Profumo si è detto «felice» del fatto che le vicende relative al caso Brontos «possano essere serenamente oggetto di giudizio» certo che si dimostrerà  «l’insussistenza del fatto». L’ex numero uno di Unicredit ritiene «che con questo passaggio anche l’eco mediatica spesso ripresa in termini diffamatori, comunque in ragione di un prematuro giudizio di colpevolezza, possa giungere al suo epilogo». Lui compreso, potrebbero finire a giudizio ben 17 manager di Unicredit, tra i quali Ranieri De Marchis, ex direttore finanziario, Vittorio Ogliengo, ora a capo della divisione Corporate e Gabriele Piccini country manager per l’Italia. Stessa sorte per tre banchieri di Barclays che operavano nella filiale milanese.


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