by Editore | 29 Febbraio 2012 9:21
A New Delhi ha avuto in colloquio con il suo omolgo indiano M.S.Krishna, poi è voltato a Kochi, nello stato meridionale del Kerala, dove ha incontrato anche i due marò nella guest-house in cui sono detenuti.
Terzi ha cercato di salvare capra a cavoli. Il (succoso) business con l’India e la pretesa italiana di avere la giurisdizione sul caso dei due militari del reggimento San Marco piazzati come scorta anti-pirateria sulla petroliera italiana. Terzi, ha poi detto, è rimasto «profondamente colpito dalla qualità di questi uomini» (e poi ha telefonato come giusto ai loro famigliarli in Italia). Ai marò ha anche portato «il saluto e la rassicurazione del capo dello Stato Giorgio Napolitano e del premier Mario Monti». E qui c’è già qualche nota stonata. Perché è vero che l’Italia, come ha ribadito il ministro Terzi al suo omologo indiano Krishna, rivendica la piena giurisdizione sul caso «della sfortunata vicenda», ma, a parte l’indagine della polizia indiana, c’è anche un fascicolo aperto sulla vicenda dalla procura di Roma («dovuto», per carità ) che ipotizza il reato contro i due marò di «omicidio volontario» dei due pescatori indiani. Che accadrebbe con i «saluti» di Napolitano e Monti se, puta caso, si arrivasse alla conclusione che l’ipotesi di omicidio volontario avesse una sua sostenibilità ?
Per il momento l’indagine è in attesa di sapere i «decisivi» (parole di Terzi) risultati della perizia balistica (a cui gli indiani hanno acconsentito anche esperti arrivati dall’Italia) e la risposta dell’Alta corte del Kerala al ricorso presentato dai difensori dei due marò sulla mancanza di giurisdizione della giustiziam indiana sul caso (che, e questo è assodato, è accaduto in acque internazionali).
A parte «la sfortunata vicenda», che sembra ancora lontana dalla sua risoluzione, Terzi è arrivato in India per puntellare gli eccellenti rapporti commerciali ed economici fra un’Italia in crisi e un’India in grande slancio, proiettata sul mercato mondiale come una delle economie emergenti più poderose. Questo è emerso dall’incontro tra Terzi e il ministro per l’industria indiano Anand Sharma (atteso a Roma in giugno), allargato poi agli imprenditori italiani che hanno accompagnato il titolare della Farnesina. «I numeri e le opportunità d’investimento che ci sono stati illustrati dal ministro dell’industria e del commercio indiano confermano la necessità di proseguire lungo l’approccio integrato pubblico-privato che ispira questa missione in Asia», ha detto Terzi. Che ha spiegato al ministro indiano come le riforme strutturali, le misure di liberalizzazione e di deburocratizzazione facciano del sistema economico italiano un ambiente molto più favorevole agli investimenti. E se l’Italia invita gli indiani a investire anche l’India ha rivolto un appello a Fincantieri, Todini Costruzioni, Techint, Cooperative muratori e cementisti, le imprese presenti a Delhi, a farsi avanti. Marò o non marò.
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