Marò, l’India avverte: «Non cederemo alle pressioni italiane»

by Sergio Segio | 28 Febbraio 2012 11:46

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La volontà  politica è manifesta. New Delhi sostiene le autorità  del Kerala nella loro volontà  di processare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i fucilieri del reggimento San Marco accusati dallo Stato indiano di aver ucciso due pescatori scambiandoli erroneamente per pirati. «Il caso sta procedendo nella giusta direzione e non abbiamo intenzione di cedere alle pressioni dell’Italia», dichiara il ministro della Difesa indiano AK Antony, citato dall’edizione online della Bbc
SCONTRO POLITICO
«La magistratura indiana è indipendente e qui si possono tranquillamente aspettare un processo giusto ed equo» ha aggiunto Antony, che ha parlato ai giornalisti l’altro ieri pomeriggio, dopo aver incontrato i familiari dei due pescatori uccisi al largo delle coste indiane. Il governo dello stato del Kerala, ha detto ancora l’esponente dell’ esecutivo federale «finora ha gestito il caso con forza e autorevolezza». «Gode del nostro pieno appoggio per andare avanti» con il processo, ha concluso.
L’Italia sostiene che l’intervento dei marò fosse teso a sventare un attacco di pirati e sia avvenuto in acque internazionali dove l’India non ha giurisdizione. Una squadra speciale investigativa della polizia di Kochi, nel Kerala, ha consegnato ieri al magistrato di Kollam competente per il caso dei marò quattro casse sigillate contenenti armi e altro materiale sequestrato ieri a bordo della Enrica Lexie, la petroliera su cui i due marò prestavano servizio come scorta anti-pirateria al momento del tragico incidente, il 15 febbraio scorso. Oggi l’Alta Corte del Kerala si pronuncerà  sul ricorso presentato dai due connazionali e dal governo italiano contro la competenza della giurisdizione indiana sull’accusa per duplice omicidio. La stessa istanza ha stabilito ieri che la Enrica Lexie dovrà  restare attraccata nella rada di Kochi per un’ altra notte. Gli inquirenti hanno chiesto una procedura d’urgenza per condurre i test sulle armi dei marò che secondo la stampa indiana sono in totale otto (due mitragliatrici e sei fucili). Nel frattempo, alla vigilia della visita in India del ministro degli Esteri Giulio Terzi che oggi sarà  a Delhi per un incontro pianificato da lungo tempo con il collega indiano Somanahalli Mallaiah Krishna una delegazione del ministero della Difesa italiano ha ispezionato autonomamente il peschereccio St.Antony, ormeggiato nel porto di Neendakara, non lontano da Kollam.
Sarebbero stati 24 i colpi sparati dai due marò contro il natante di pescatori indiani lo scorso 15 febbraio.
A darne notizia è il quotidiano The Asian Age, citando fonti della polizia locale vicine all’inchiesta e che hanno partecipato all’esame balistico delle armi, sequestrate in questi giorni in seguito ad una perquisizione delle autorità  locali a bordo della Enrica Lexie. Il numero dei proiettili esplosi, hanno riferito le fonti, è stato calcolato in base al numero delle pallottole rimaste in due mitragliatrici sequestrate. Una di esse ne aveva 22, l’altra 18; visto che ogni caricatore può contenerne al massimo 32, il team investigativo ne ha dedotto che, in totale, sono stati esplosi 24 colpi. «Potrebbero aver aperto il fuoco utilizzando delle mitragliatrici. Solo questo tipo di armi ha il binocolo. Sarebbe stato difficile colpire un bersaglio da un tale distanza usando un fucile», ha spiegato un esperto balistico al quotidiano Deccan Chronicle. Gli investigatori hanno chiesto una procedura di urgenza per condurre i test sulle armi dei marò che sono in totale otto (due mitragliatrici e sei fucili), sempre secondo la stampa indiana. Il Times of India sottolineava ieri che «sarà  la prima volta che il Forensic Science Laboratory (Fsl) si occuperà  di armi di fabbricazione straniera».
PREOCCUPAZIONE
«Siamo preoccupati per i nostri compagni»: così uno dei marò rimasti a bordo della petroliera Enrica Lexie ha commentato la delicata vicenda che vede protagonisti Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, «Ci auguriamo che la questione venga risolta al più presto e che possano tornare ad unirsi a noi», ha aggiunto il marò, secondo quanto riporta la stampa locale. Dopo il fermo di Latorre e Girone, a bordo della petroliera dei Fratelli D’Amato rimangono quattro marò.

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