by Editore | 22 Febbraio 2012 8:54
NEW YORK – La ricreazione è finita: anche per le ragazzine più famose d’America. Malia e Sasha vanno in campagna: ma elettorale. Bisogna dare una mano a papà . Barack Obama e Michelle avevano fatto di tutto per tenere le figlie, 13 e 10 anni, lontano dai riflettori. Ma la rielezione più difficile degli ultimi vent’anni impone uno strappo. E che strappo. Guardate la pubblicità che già compare su Internet: «Aiutate gli Obama a continuare a lottare per i diritti dell’America che lavora». E sopra lo slogan una bella foto della famigliola al completo. Notate anche la formula: sono «gli Obama» che lottano per l’America e non solo Barack.
Il cambio di passo non è sfuggito agli osservatori. Ma come. La coppia presidenziale vieta Facebook e censura al massimo la tv. Vieta perfino i poster di rapper e cestisti che tappezzano le camerette di ogni ragazzina del mondo. Costringe le figliolette a “svagarsi” in vacanza visitando in Africa gli antichi mercati della schiavi. Un’educazione durissima: perfino la scuola sarà anche privata, per le critiche dei soliti populisti di destra, ma è pur sempre quella Sidwell Friends School gestita dai tediosissimi quaccheri. E adesso? Si cambia: benvenute nella bolgia di Washington.
Dice proprio al Washington Post la politologa democratica Celinda Lake: «Il valore della famiglia è enorme. Più conosci la sua famiglia e più è difficile denigrare Barack Obama». Che poi sarebbe invece lo sport preferito dei suoi sfidanti. Certo l’equilibro da rispettare è delicato. Lo dice chiaramente quella che finora è stata l’arma segreta di Barack, cioè Michelle, la first lady che gode di uno strabiliante 73 per cento di consensi positivi, superando di una ventina di lunghezze il marito. «Certo che sono eccitata di fronte a questa campagna elettorale. Ma devo sempre trovare un certo equilibrio» confessa al Wall Street Journal: «Perché sono prima di tutto una madre». Però Michelle stessa non nega che stavolta, al contrario di quattro anni fa, anche le ragazze saranno della partita. «Saranno ovviamente. Ma anche questa sarà una campagna dura, come sempre: e come le prepari adesso che sono un pochino più coscienti di quello che la gente va dicendo in giro?». Quattro anni fa per loro fu una passeggiata. Dice sempre Michelle che Sasha, che allora aveva 6 anni, aveva associato la parola “campagna elettorale” a quella “gelato”: c’era sempre qualche giovane assistente a portare le piccine di qua e di là . «Il mio compito oggi è proprio quello di rassicurarle. Quando siamo a cena e Barack torna e magari comincia a parlare di qualche problema, loro adesso intervengono: papà , se è così brutta per te, allora che succederà a noi?». Toccherà anche a loro, adesso, fare in modo che per papà non diventi poi così brutta.
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