by Editore | 9 Febbraio 2012 10:36
Il giorno dopo il golpe, alle Maldive sono esplose le violenze. Per la prima volta gli scontri non sono rimasti confinati solo alla capitale Malè, ma si sono estesi ad altri atolli dell’arcipelago nell’Oceano Indiano frequentati dai turisti, fra i quali circa duemila italiani. Scene di guerriglia, con feriti e gas lacrimogeni, hanno spazzato via in poche ore le immagini di spiagge bianche e barriere coralline tipiche di un mese di alta stagione come febbraio.
Migliaia di sostenitori del presidente dimissionario Mohamed Nasheed, destituito con la forza nella notte tra lunedì e martedì e ferito ieri dalla polizia, si sono riversati per le strade di Malè per protestare contro il colpo di Stato. Hanno dato l’assalto a stazioni della polizia e lanciato pietre contro le forze di sicurezza. I poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno risposto con gas lacrimogeni e manganelli circondando i principali ospedali della città e impedendo ai giornalisti di raggiungere l’epicentro della rivolta in piazza della Repubblica. Colonne di fumo si sono levate sopra la città .
«La situazione è completamente fuori controllo, rischiosa per i turisti», ha lanciato l’allarme il sindaco di Malè, Adam Manik. Numerosi i feriti, alcuni gravi. Forse un morto. Lo stesso Nasheed è stato picchiato dalla polizia in piazza e ferito, anche se lievemente, insieme ad altri componenti del suo partito, il partito Democratico delle Maldive.
A scatenare la rabbia dei fedeli all’ex presidente, 44 anni, il primo democraticamente eletto nel 2008 dopo trent’anni di dittatura di Maumoon Abdul Gayoom, è stata la denuncia di essere stato costretto con le armi a lasciare. «Ho trovato nel quartiere generale dell’esercito poliziotti e ufficiali che mi hanno intimato di dimettermi, altrimenti avrebbero usato le armi», così Nasheed ha descritto le ore che hanno preceduto il suo annuncio di dimissioni in tv. L’esercito e il neopresidente Mohamed Waheed Hassan, fino a tre giorni fa il vice di Nasheed, hanno smentito l’accusa di golpe. Waheed, dopo aver giurato da leader, ha chiamato tutti i partiti a formare un governo di unità nazionale per reggere il Paese fino alle prossime elezioni previste nel 2013. Ma il partito di Nasheed ha respinto al mittente l’offerta.
Da Malè le violenze si sono estese ad alcuni atolli. Gruppi di manifestanti hanno attaccato posti di polizia e dato fuoco a edifici governativi nell’atollo di Addu, il più meridionale dell’arcipelago, ad Alifushi nell’atollo di Raa e sull’isola di Thinadhoo. Una rivolta è scoppiata nel carcere di Maafushi, nell’atollo di Kaafu, e duecentocinquanta prigionieri hanno forzato le celle scontrandosi con le guardie carcerarie.
Il dilagare delle violenze espone a un rischio maggiore i turisti stranieri, quasi assenti nella capitale, dove atterrano all’aeroporto e ripartono subito per le isole e i resort di destinazione, ma numerosi negli atolli. Su 1.192 isole maldiviane, alcune piccolissime, raggruppate in ventisei atolli, solo duecento sono abitate. I 330mila maldiviani (musulmani sunniti per legge), al contrario, abitano in gran parte a Malè. All’unità di crisi della Farnesina al momento non risultano italiani coinvolti negli scontri. «A Malè si consiglia di prestare la massima attenzione, evitando assembramenti, luoghi isolati e ore notturne. La situazione nei villaggi è sempre tranquilla, così come l’operatività dell’aeroporto della capitale», precisa il ministero degli Esteri. Gli Stati Uniti hanno lanciato un appello alla calma alle Maldive. Intanto, è attesa per oggi una delegazione delle Nazioni Unite.
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