Lusi, Guardia di finanza bloccata in Senato

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ROMA – Due conti correnti intestati alla Margherita e accesi presso la filiale Bnl del Senato della Repubblica. I loro movimenti «in uscita». I loro beneficiari finali. Il cuore dell’inchiesta della Procura di Roma sulla stangata al tesoro del “partito scomparso” è qui. Perché non si indaga più soltanto sulle appropriazioni indebite dell’ex tesoriere Luigi Lusi (13 milioni e 600 mila euro gli ammanchi sin qui documentati), ma sull’opaca gestione di oltre 120 milioni di euro di denaro pubblico (a tanto ammonta la cifra ricevuta a titolo di rimborsi elettorali dopo il 2007 dalla Margherita). E non è un caso, allora, che il salto di qualità  dell’indagine coincida con il suo primo “incidente diplomatico”.
FINANZIERI AL SENATO
Ieri, di buon mattino, gli uomini del Nucleo di polizia tributaria si presentano al Senato per acquisire presso lo sportello interno della Bnl la movimentazione bancaria dei due conti correnti intestati alla Margherita. Ritengono che la richiesta non violi il regolamento parlamentare e si ritengono sicuri dei contatti informali che, poche ore prima, hanno preso con l’ufficio Questura di Palazzo Madama. Ma vengono messi alla porta. Il presidente del Senato, Renato Schifani, consultata la Giunta per le immunità , conclude che la visita e la richiesta sono “irrituali”, in assenza di un provvedimento formale della Procura di Roma. I finanzieri ne prendono atto e, con loro, ne prendono atto il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Stefano Pesci. Che, nel pomeriggio, dopo un lungo conclave con il procuratore reggente Giancarlo Capaldo, licenziano un comunicato che vuole provare a ridimensionare l’errore di procedura e placare la tempesta che l’incidente, nel frattempo, ha scatenato. «La delega alla Finanza – si legge – riguardava genericamente l’acquisizione di documentazione bancaria presso la Bnl spa. Appresa la notizia che la polizia giudiziaria aveva preso contatto con il Senato, veniva disposta l’immediata sospensione dell’attività . Anche perché, la Procura ribadisce, anche in questa occasione, il consueto, doveroso rispetto per le prerogative parlamentari e per tutte le procedure intese a tutelarle».
Una questione, non irrilevante, di rispetto della forma. Che, tuttavia, non cambia la sostanza. Perché – come ieri sera confermavano qualificate fonti inquirenti – l’acquisizione dei movimenti dei due conti Bnl avverrà  di qui ai prossimi giorni. Non presso lo sportello del Senato, ma alla sede centrale dell’Istituto di credito.
la “cortina fumogena”
La Procura del resto ha la ragionevole certezza che in quei due conti troverà  quello che sospetta. Le prove di una gestione contabile pensata – per dirla con un investigatore – «per affogare i bilanci del partito e la destinazione delle sue risorse in una cortina fumogena». Una circostanza in parte già  documentata dalla relazione consegnata lunedì ai pm dai revisori dei conti della “Margherita”. Dal momento che in quelle carte è dimostrato come i 90 bonifici diretti alla “TTT srl” e utilizzati da Lusi per drenare 13 milioni di euro dal partito risultano giustificati, proprio nelle operazioni in uscita dai conti Bnl, con causali “multiple” immaginate per confondere o comunque rendere difficile la verifica della loro reale natura.
DIMISSIONI E “AVVISO”
Del resto, che questa sia una partita appena iniziata lo dimostrano anche le ultime mosse di Lusi. Ieri, si è dimesso dalla giunta per le immunità  del Senato, accompagnando la decisione con una curiosa dichiarazione alle agenzie in cui nega l’incredibile (la sua confessione) e avvisa che «altri ora dovranno assumersi le loro responsabilità ». Un messaggio agli uomini del suo ex partito. Magari anche a Mario Montecchia, il professionista che firmava da segretario i bilanci della “TTT srl.” (la scatola cinese di Lusi), ma, soprattutto, consigliere di amministrazione della società  che edita il quotidiano del partito Europa, nonché già  responsabile delle buste paga degli ex dipendenti del partito. Un uomo che i pm sarebbero intenzionati a sentire presto e che conferma quale intricata matassa avvolga la vicenda personale e politica di Lugi Lusi.


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