by Editore | 2 Febbraio 2012 7:49
ROMA — Anche l’accoglienza è a suo modo una notizia: varcato l’ingresso del complesso di Mediaset, di fronte al Colosseo, il capo del governo trova Fedele Confalonieri ad aspettarlo. È venuto apposta da Milano: nelle reti del Cavaliere il presidente del Consiglio non aveva ancora messo piede ed un ulteriore ritardo, vista la frequenza con cui Monti visita gli studi televisivi, rischiava di diventare un caso.
Ma l’accoglienza e l’ospitalità sono a sua volta ricambiate dal premier, con parole che certamente saranno soppesate nel Pdl: non solo «l’appoggio di Berlusconi, che sento spesso e ringrazio, è di grande responsabilità verso il Paese e fondamentale, venendo da un ex presidente del Consiglio»; non solo «dà anche, a livello internazionale, il senso di una continuità », cosa che all’estero non passa inosservata; ma soprattutto bisogna ricordare che «se nel ’94 mi sono avvicinato alla cosa pubblica, con la nomina a commissario europeo, quando ero un professore relativamente noto ma nulla di più, fu perché lui me lo chiese».
Prima al Tg5, poi nel corso della trasmissione Matrix, Monti parla di Berlusconi, ma ancora ovviamente dell’agenda del governo, a cominciare dalla riforma del mercato del lavoro. Anche in questo caso le parole hanno un peso. Dice il capo del governo che «i giovani devono abituarsi a non avere un posto fisso nella vita: diciamo anche, che monotonia averlo per tutta la vita. È bello cambiare…».
In un Paese che è abituato, per tradizione, ad un’altra cultura del lavoro, la dichiarazione del premier non solo fa notizia, rischia anche di essere fraintesa. Ma il ragionamento è agganciato alle sfide di un mercato dell’occupazione che sta rapidamente cambiando, in Italia come all’estero: noi puntiamo a ridurre, aggiunge Monti, difendendo il diritto dei giovani a trovare un impiego, il divario che «esiste fra chi è già nel mercato del lavoro e chi non lo è, fra chi è dentro e chi è fuori».
E da questo punto di vista, alcune garanzie del posto fisso, assieme ad una carenza di flessibilità , fanno un gioco opposto all’interesse delle nuove generazioni: «Bisogna ridurre questo divario», aggiunge e spiega meglio Monti, che definisce «un terribile apartheid» quello che separa i nuovi dai vecchi occupati.
In questo contesto si può ribadire che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori «non è tabù, certamente, può anzi essere pernicioso in alcuni contesti, meno in altri, per far trovare un lavoro ai giovani».
Il conduttore, Alessio Vinci, insiste più di una volta sul futuro del premier, quando il mandato di governo sarà esaurito: Monti risponde con l’auspicio che questo tema appassioni sempre meno, aggiunge che «di una parentesi della mia vita potrò avere un ricordo migliore se in Italia la situazione sarà migliore di oggi: l’aspirazione è quella di avere un’Italia più tranquilla, quando non ci sarò più, con un sistema politico più dialogante, con un confronto più civile e soprattutto con più rispetto da parte dei cittadini verso la politica».
«Usciamo da decenni in cui il sistema politico ha blandito ogni singola categoria, nell’illusione che fosse possibile andare avanti nelle strette individuali». Oggi non è più così: «Non mi aspetto appoggio se faremo cose sbagliate. Mi aspetto che, da un giorno all’altro, saremo invitati ad andarcene e ovviamente lo faremo». Ma è un modo per schermirsi: all’estero, aggiunge subito dopo, «sono favorevolmente impressionati, penso che ce la faremo». Lospread è di quasi 200 punti sotto i picchi del governo del Cavaliere.
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