«Stupro di gruppo, il carcere non è obbligatorio»

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Una decisione che trae origine dall’estensione di una sentenza del 2010 della Corte costituzionale e che ha suscitato numerose critiche bipartisan. «La sentenza sarà  un’ulteriore spinta al silenzio per le donne che subiscono violenza», ha denunciato la democratica Donata Lenzi, mentre Alessandra Mussolini ha definito «aberrante» la decisione di non rendere più obbligatoria la custodia cautelare per i casi in questione. «La Cassazione ha lanciato una bomba a orologeria pronta ad esplodere e a depotenziare tale grave reato», ha detto la parlamentare del Pdl.
All’origine della decisione c’è il caso di due giovani accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza della provincia di Frosinone e per i quali il tribunale del Riesame di Roma aveva confermato la custodia in carcere. Scelta bocciata dalla Cassazione, che ha rinviato indietro il fascicolo chiedendo una nuova valutazione. La Suprema corte ha dato un’interpretazione estensiva di una sentenza emessa dalla Corte Costituzionale nell’estate del 2010, quando bocciò in parte una legge del 2009 che rendeva obbligatorio il carcere – salvo che non vi fossero esigenze cautelari – per quanti dovevano rispondere di violenza sessuale e atti sessuali con minorenni. La legge era contenuta nel pacchetto sicurezza voluto dall’allora ministro degli Interni Roberto Maroni, e nasceva dopo numerosi casi di violenza contro le donne verificatisi a Roma. 
Investita della vicenda, nell’estate del 2010 la Consulta ritenne le norme in questione contrastanti con tre articoli della Costituzione; il 3 (uguaglianza davanti alla legge), il 13 (libertà  personale) e il 27 (funzione della pena) aprendo la via alle pene alternative al carcere «nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulta che le esigenze cautelari possono essere soddisfatte con altre misure». Principi che, secondo la terza sezione penale della Cassazione non possono essere limitati ai soli casi di violenza sessuale e atti sessuali su minori, ma vanno estesi anche alla violenza sessuale di gruppo dal momento che quest’ultimo reato «presenta caratteristiche essenziali non difformi» da quelle individuate dalla Consulta per le altre specie di reati sessuali.
«Una sentenza impossibile da condividere, contro le donne, che manda un messaggio sbagliato» secondo Mara Carfagna. L’ex ministro per le Pari opportunità  «le aggravanti per i reati di violenza sessuale furono introdotte proprio per evitare lo scempio della condanna senza un giorno di carcere per chi commette un reato grave come questo». «E’ proprio nel periodo che intercorre fra la denuncia e il processo – spiega invece Lenzi – che le donne subiscono maggiori pressioni e minacce e spesso sono costrette a nascondersi».


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