«Se salite tocco i fili» Il leader No Tav cade e va in coma

Loading

TORINO — Il rumore della scarica elettrica, poi il tonfo. Quando sono arrivati i soccorsi Luca Abbà  era cosciente, «mi chiamo Luca» ha risposto ai medici che volevano capire quanto fosse vigile. Un minuto dopo era intubato e in coma farmacologico sull’elisoccorso che l’ha portato al Centro traumatologico ortopedico di Torino, dov’è ricoverato in condizioni «critiche» nel reparto di Rianimazione. La prognosi è riservata, ovviamente, e tutto dipenderà  da come evolveranno gli effetti della folgorazione. Perché «il suo problema principale non sono tanto i traumi della caduta» spiega il dottor Maurizio Berardino, direttore del dipartimento di Emergenza del Cto, «quanto le lesioni causate dalla scarica elettrica».
Ieri mattina alle otto e mezza Luca Abbà  era abbarbicato a un traliccio dell’alta tensione in Val Clarea, la sua valle, per protestare contro gli espropri dei terreni in quella zona, a Chiomonte, necessari per ampliare il cantiere e partire con il «cunicolo esplorativo» della Torino-Lione, la linea dell’Alta velocità . Anarchico e leader storico dei No Tav, è stato sorpreso anche lui, all’alba, dalla partenza anticipata di quegli espropri. Il giorno dei giorni doveva essere oggi ma, a sorpresa, gli operai e i poliziotti che proteggono i lavori, hanno cominciato prima. Così in valle, ieri mattina, non c’erano che poliziotti, carabinieri e una ventina di No Tav, quasi tutti in presidio nella baita Clarea. Luca è arrivato dalla montagna, ha tirato dritto davanti alla baita e ha raggiungo il traliccio. È salito di corsa fino al livello «proibito», pericoloso perché ci sono i fili dell’alta tensione. Un poliziotto rocciatore ha provato a seguirlo portando con sé le corde di sicurezza. «Sono pronto e disponibile ad appendermi ai fili della corrente se non la smettete, ok?» ha urlato lui dall’alto mentre era al telefonino con una radio privata a raccontare la sua impresa sul traliccio. «Volevo solo darti le corde» ha replicato l’agente. «E allora lasciale lì». Così è stato. Il rocciatore è sceso lasciando le corde e la situazione, a quel punto, sembrava tranquilla. Il poliziotto che stava filmando la scena ha staccato la telecamera dal traliccio e ha cominciato a riprendere i colleghi e gli altri No Tav. Fra i ragazzi della baita c’era anche Paolo, amico di Luca. «Diglielo tu che scenda, è pericoloso» gli ha chiesto un funzionario della Digos. «Appena finisce di parlare al telefono lo faccio», ha risposto lui. Non ce n’è stato il tempo. Luca ha chiuso la chiamata con la radio, ha messo via il telefonino e ha fatto un movimento strano, forse per togliersi lo zainetto. Con il gomito ha sfiorato i fili dell’alta tensione e la scarica l’ha buttato giù. Era a più di dieci metri d’altezza. L’agente con la telecamera ha fatto in tempo a voltarsi e riprendere il corpo che tocca terra e rimbalza spostandosi un po’ più giù. Attorno e sul traliccio, in quel momento, non c’è nessuno. 
Che cosa è successo esattamente? E che voleva dire quel «sono pronto ad appendermi ai fili della corrente se non la smettete»? È possibile un gesto dimostrativo disperato e volontario contro gli espropri? «L’ha fatto cadere la polizia che lo inseguiva. Luca è un eroe e quello che è successo è un’infamia» è sicuro Alberto Perino, leader dei leader del movimento No Tav. Migliaia di persone in tutt’Italia ieri si sono passati la stessa voce: «È colpa della polizia» e dalla Sicilia a Trento, da Napoli a Bologna, sono stati improvvisati blocchi, cortei, proteste, di antagonisti con la bandiera No Tav fra le mani. 
Tanto si è alzato il livello del possibile scontro che il presidente della comunità  montana, Sandro Plano, ha scritto un telegramma (inascoltato) al prefetto di Torino: sospendere gli espropri per allentare la tensione. Già  a mezzogiorno la valle di Susa era paralizzata, con centinaia di dimostranti a bloccare l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia e le statali 24 del Monginevro e 25 della Val di Susa. Nel primo pomeriggio un giornalista dellaStampa e un fotografo sono stati aggrediti, al Cto, dai No Tav che aspettavano i medici per saperne di più sulle condizioni di Luca. Il passaparola di Twitter ha fatto miracoli organizzativi: è stato un pomeriggio di proteste a Bologna (binari occupati), a Pisa (corteo in stazione), a Firenze (manifestanti fra la prefettura e Santa Maria Novella), a Torino (sit-in davanti a prefettura, Comune e Rai), a Milano (traffico in tilt nella zona di Porta Venezia), a Napoli (corteo in centro), alla stazione Termini di Roma (sassaiola), a Trento (manifestazione), a Palermo (binari occupati) all’Aquila (striscioni per Luca) e in tantissime altre città . I «Cattolici per la vita della Valle» hanno chiuso la giornata della rabbia e delle dimostrazioni con una veglia di preghiera davanti al Cto. Parola d’ordine: «Luca ce la farà ».


Related Articles

Occupy Language (e pure i classici)

Loading

Che cosa ne direste se occupassimo il linguaggio? Se lo chiede (e ce lo chiede) sul «New York Times» H. Samy Alim, direttore del Center for Race, Ethnicity and Language all’università  di Stanford.

Testamento biologico. Vogliamo una legge umana per la vita

Loading

Torna in aula oggi la legge sul testamento biologico, approvata due anni fa al Senato. Il governo e la maggioranza non hanno trovato il tempo di ascoltare le ragioni degli atri e l’importante dibattito pubblico che su questo tema si è svolto.

A Barcellona milioni in piazza per il distacco dalla Spagna

Loading

BARCELLONA — Fino a ieri i sondaggi dicevano che i catalani avrebbero preferito più autonomia, maggiore difesa della loro lingua, meno tasse e più servizi, ma non l’indipendenza dalla Spagna. Fino a ieri, appunto. Un milione, un milione e mezzo di persone hanno manifestato pacificamente sul Paseo de Gracia, la Gran Via chiedendo la secessione.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment