Locomotiva Seoul
NEW YORK – «Ero appena uscito da un incontro con il presidente della Corea del Sud che mi aveva fatto la richiesta seguente: vogliamo importare a Seul insegnanti di inglese madrelingua, dagli Stati Uniti, perché i nostri ragazzi imparino meglio e più in fretta. Arrivo alla conferenza stampa, e qual è la prima domanda che mi rivolge un giornalista americano? Se ho letto il libro di Sarah Palin». Lo sfogo di Barack Obama è raccolto dalla reporter del New York Times Jody Kantor nell’ultima biografia presidenziale. Sottolinea la sfasatura tra il gossip politico che insegue Obama sull’altra sponda del Pacifico, e la capacità di fare progetti di lungo periodo, di investire nel futuro, che il presidente americano ammira nei suoi interlocutori asiatici. Presto Obama tornerà in Corea del Sud, il 25 marzo, e sarà la terza volta in tre anni. Un’attenzione giustificata: questo dragone asiatico continua a stupire per la sua competitività , la sua capacità di sfornare innovazioni a gettito continuo. In questi giorni alcuni taxi gialli di New York sperimentano una nuova tecnologia che consente di fare la spesa col proprio telefonino: seduti in mezzo al traffico di Manhattan i passeggeri possono scegliere cosmetici e altri prodotti di lusso, al momento del conto pagano infilando la carta di credito in un mini-terminale installato sul taxi. È tecnologia sudcoreana, già collaudata da tempo a Seul. Il recente rapporto dell’Unione europea sulla performance dei vari sistemi-paese nell’innovazione, s’inchina di fronte alla superiorità sudcoreana. Nella classifica Pro Inno Europe, il dragone asiatico «supera i 27 paesi dell’Unione europea in sette indicatori, inclusi gli investimenti in ricerca e sviluppo e la quantità di brevetti internazionali registrati», si legge nel rapporto. Dietro questi risultati ci sono dei colossi industriali che non hanno mai lesinato risorse per essere all’avanguardia mondiale nelle invenzioni. La Samsung Electronics quest’anno ha già stanziato 40 miliardi di dollari per investimenti nella ricerca, e assumerà 26.000 nuovi addetti. Ha superato la Nokia come primo produttore mondiale di smartphone, anche se proprio negli ultimi giorni ha dovuto cedere per poche lunghezze lo scettro del numero uno mondiale alla Apple. Nel mercato dell’auto Hyundai e Kia hanno visto salire le loro vendite del 17% l’anno scorso, e quest’anno prevedono di fare ancora meglio grazie ai due trattati di liberoscambio firmati con Usa e Ue. La Elantra della Hyundai ha vinto l’ambìto trofeo “North American Car of the Year” al salone dell’automobile di Detroit, per la seconda volta.
Telefonini e automobili non sono le uniche meraviglie della tecnologia sudcoreana, che si applica in campi ben più importanti per la qualità della vita. Solo pochi esperti lo sanno in Occidente, ma la Corea del Sud ha fatto meraviglie nella scienza medica e nelle tecnologie biogenetiche, con risultati notevoli nella guerra contro il cancro. Il tasso di sopravvivenza ai tumori è salito dal 59% nel 2008 al 62%. Le statistiche sanitarie dell’Ocse rivelano che Seul ha fatto i migliori progressi del mondo per la sopravvivenza dal cancro allo stomaco (65% contro il 26% negli Usa e il 25% in Europa) e tocca punte di sopravvivenze del 90,6% per i tumori al seno.
Dietro questa eccellenza scientifica e tecnologica c’è un fenomeno più vasto. È il miracolo di una rinascita che sembrava impossibile. In fondo la Corea del Sud poteva essere una storia di successo consegnata irrimediabilmente nel passato, come lo è in parte il Giappone (in stagnazione da vent’anni). L’ascesa della Cina, il colosso che sta alle sue frontiere, ha messo in campo un concorrente formidabile, imbattibile per la stazza e per il livello dei suoi costi. Per di più la Corea del Sud subì in pieno lo shock di due crisi relativamente ravvicinate, quella del sudest asiatico scoppiata nel 1997 e poi quella venuta dall’America nel 2008. E invece il piccolo dragone torna a sputare fuoco come ai tempi del suo decollo iniziale. Il prestigioso istituto di ricerca Bruegel di Bruxelles (che ebbe Mario Monti tra i suoi fondatori) ha appena pubblicato uno studio che indica la Corea del Sud come un modello virtuoso di uscita dalla crisi, un esempio che i governi europei farebbero bene a studiare. Grazie a vigorose iniezioni di spesa pubblica, spiega il ricercatore Zsolt Darvas dell’Istituto Bruegel, «la Corea del Sud dopo una pesante caduta del Pil, analoga a quella europea, si è ripresa a tale velocità che nel terzo trimestre del 2011 superava già del 10% i livelli pre-crisi del 2008». Un risultato non banale per chi deve difendersi dalla macchina da guerra dell’industria cinese, indiana, vietnamita.
Qual è il segreto più importante della rinascita sudcoreana? È proprio quello catturato da Obama, nella sua ammirazione per la richiesta del presidente sudcoreano di “importare” interi contigenti di prof d’inglese dagli Stati Uniti. L’investimento nell’istruzione è la base di tutto: senza questa premessa, non basterebbero neppure le decine di miliardi stanziati da Samsung e altri colossi industriali nella ricerca. L’uno è la condizione per il successo degli altri. Ed è una storia che ha radici molto antiche. Nel 1543, per la precisione. Hanno quasi mezzo millennio, infatti, gli undici istituti di studi confuciani di Sosu Seowon, cittadina che si trova 160 km a Sud di Seul. Queste accademie da cinque secoli trasmettono i valori fondamentali del filosofo Confucio: che sono “l’armonia della comunità ” ovvero il senso civico; il rispetto degli anziani; la lealtà verso lo Stato; e più di ogni altra cosa il valore dell’istruzione.
Il revival che gli studi confuciani hanno conosciuto negli ultimi anni, va di pari passo con il “culto della scuola”. Ogni anno il 10 novembre la Corea del Sud è il teatro di uno spettacolo unico al mondo. Quel giorno gli aeroporti interrompono le operazioni di decollo e atterraggio. Gli uffici ritardano l’apertura. I pendolari non si mettono in viaggio. La polizia e le ambulanze sono mobilitate per assistere gli studenti che si presentano al grande esame nazionale di ammissione alle università . Una nazione intera si ferma e sospende il fiato, durante il test. Una selezione spietata, estremamente competitiva, è l’approdo finale di anni di dedizione assoluta allo studio. È un sistema severo, talvolta anche feroce, ma ha un grande merito: la meritocrazia vige incontrastata, anche i giovani coreani delle famiglie più povere possono arrivare al top grazie agli esami. L’Ocse promuove la Corea del Sud come la nazione che ha i risultati migliori del mondo nella qualità dell’apprendimento dei suoi liceali: le celebri classifiche internazionali Ocse-Pisa includono altre eccellenze asiatiche, limitate però a singole metropoli o città -Stato (Singapore, Shanghai, Hong Kong), solo la Corea ce la fa a raggiungere quelle vette portandoci l’intera nazione. Con oltre i due terzi della sua popolazione giovane (ventenni e trentenni) che ha una laurea o un titolo post-laurea, nella competizione della materia grigia Seul ci sta dando molte lunghezze di distacco.
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