Liberalizzazioni a rischio depotenziamento

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ROMA – Ci penserà  il Pdl a recepire le istanze delle categorie e degli ordini professionali toccati dal decreto liberalizzazioni. Lo annuncia Maurizio Gasparri, al termine di una riunione del partito, dopo una fitta serie di incontri con tutte le categorie. La miccia, che mette a rischio il cammino del decreto, è scoppiata in Commissione Giustizia del Senato, dove sono state bocciate tre misure determinanti: quella che istituisce i tribunali per le imprese, quella che interviene sulle professioni (eliminando le tariffe minime) e l’ultima sui risarcimenti assicurativi diretti (chi non accetta di far riparare il veicolo dall’officina convenzionata perde il 30% di rimborso sul danno). 
A bacchettare la commissione Giustizia sono stati ieri Filippo Bubbico (Pd) e Simona Vicari (Pdl), relatori in Commissione Industria del Senato. Siamo aperti ai cambiamenti, hanno spiegato purché non siano nella direzione di «proteggere antichi privilegi». Ma se l’incidente sembra superato («non ne terremo conto»), il decreto parte in salita con il Pdl pronto a presentare una raffica di emendamenti. Potrebbero cambiare le norme sugli avvocati, mentre l’appello di Federfarma (troppe nuove farmacie), trova sponda in Senato nella relatrice al provvedimento. Nessun cedimento per ora: «se necessario il governo varerà  una seconda tranche di liberalizzazioni», ha detto ieri il ministro per lo Sviluppo, Corrado Passera, mentre continuavano le audizioni a Palazzo Madama. 
Un sostanziale via libera arriva da Confindustria: bene i tribunali per le imprese, l’accesso dei giovani alla costituzione delle srl, la separazione della rete del gas. Insufficiente invece la norma relativa ai ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione. Marco Venturi, per ReteImprese, avanza una proposta che riguarda Equitalia: «bisogna ragionare sulla possibile compensazione tra debiti tributari e crediti commerciali tra imprese e Stato». 
Scettici i sindacati: non credono che le liberalizzazioni aiuteranno la crescita e accusano il governo di essere stato troppo tiepido su banche, assicurazioni, autostrade. La Cgil boccia senza appello il superamento del contratto collettivo nazionale nel settore ferroviario, la Cisl punta il dito contro le norme sulle municipalizzate. Regioni e Comuni non si dicono contrari alle liberalizzazioni, ma chiedono al governo un confronto e bocciano la Tesoreria unica, che «ci riporta indietro di vent’anni», ha spiegato Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni. Protesta la Grande distribuzione, mentre un via libera arriva dall’Autorità  per l’Energia che ritiene «opportuna» la separazione Eni-Snam, ma ribadisce la necessità  di una cessione completa. Torna intanto oggi in Consiglio dei ministri il decreto sulle semplificazioni, senza modifiche di tipo sostanziale, ha assicurato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Catricalà . E se sulle liberalizzazione le categorie attendono, lunedì in Sicilia torna lo sciopero del movimento dei Forconi, cui si aggiungono i pescatori. Ci saranno presidi, ma per impedire al carburante di uscire dalla Sicilia. Il greggio lavorato non varcherà  lo Stretto, e non arriverà  nelle altre Regioni.


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