Lega e Idv uniti dalle sbarre

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Si voterà  oggi alle 12, a Montecitorio, la fiducia posta ieri dal governo sul testo di conversione in legge del decreto Severino, il cosiddetto «svuota-carceri». Una decisione presa già  nei giorni scorsi ma che ha fornito alla Lega l’occasione per mettere in scena – dopo una lunga maratona ostruzionista – una gran gazzarra al momento della formalizzazione in Aula. Urla e cori di «vergogna, vergogna», hanno accolto l’annuncio dato dal ministro dei rapporti col Parlamento, Piero Giarda. «Comprendo le ragioni della Lega», ha ribattuto la ministra Paola Severino presente in Aula fin dalla ripresa mattutina della seduta interrotta solo poche ore prima, a tarda notte. «Ma porre la fiducia sul decreto era una necessità  – ha puntualizzato – i termini scadevano il 20 febbraio e di fronte ai 600 emendamenti della Lega e alla dichiarata attività  di ostruzionismo non credo ci fossero alternative». Per velocizzare, la discussione sugli emendamenti è stata chiusa anticipatamente su richiesta del Pdl e con l’opposizione di Lega e Idv, che hanno già  annunciato il loro voto contrario, oggi, alla fiducia. La seduta, stamattina, riprenderà  alle 10,15 con le dichiarazioni di voto sulla pregiudiziale posta dall’esecutivo ma il voto finale è fissato per martedì prossimo. 
Sulle stesse posizioni della Lega ma distante anni luce, a loro dire, l’Idv ha bollato la bagarre del Carroccio come «chiassoso e folkloristico», volto a rifarsi «una verginità  politica» dopo «anni di voti a favore delle leggi ad personam e di leggi-vergogna». Il loro no alla legge invece, spiega Federico Palomba, è «molto diverso da quello dei leghisti». L’Idv infatti si oppone ad una nuova «maggioranza parlamentare trasversale e indultista» che come negli anni passati vanifica «gli effetti del lavoro dei magistrati» e delude sia «le forze dell’ordine che si vedevano di nuovo di fronte, sprezzanti e irridenti, i delinquenti liberati», sia «le vittime» e «i testimoni che avevano avuto il coraggio del loro servizio civile». 
Insomma, distanti sì ma la sostanza non sembra poi così diversa, nei discorsi leghisti. La cui bagarre parlamentare viene invece considerata «patetica e ridicola» dalla presidente dei deputati Pd, Donatella Ferranti che ricorda quando nel 2010 il Carroccio votò «senza troppi mugugni» a favore del primo «svuotacarceri», quello messo a punto dall’allora ministro Angelino Alfano «che prevedeva di mandare agli arresti domiciliari, previa valutazione del magistrato di sorveglianza, i condannati meritevoli a cui mancavano solo 12 mesi di reclusione in carcere». Con l’attuale decreto i mesi residui di pena diventano 18. Ma tanto basta per destare la rabbia lumbard: «Hanno fatto un indulto mascherato mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini», accusa Nicola Molteni, capogruppo in commissione Giustizia. Con toni e forme diverse, animati da uno spirito «realistico» e «vicino alla gente», i deputati leghisti contrappongono, negli interventi susseguitisi durante la mattinata, le loro ragioni al «buonismo idealista» di chi vorrebbe liberare i «matti pericolosi» o «mettere davanti a una televisione al plasma» gli arrestati in flagranza di reato eventualmente ai domiciliari in attesa del processo per direttissima (come prevede il decreto Severino). Più facile l’appiglio contro il tanto bistrattato (ormai perfino da chi lo aveva sostenuto) emendamento Lusi che rende retroattiva di un anno e mezzo la legge del 1989 per il risarcimento alle persone detenute ingiustamente in carcere. Una nenia che si ripete un po’ sempre uguale, eppure la Lega lamenta da parte della «maggioranza Pd-Pdl-Terzo Polo», un atteggiamento «veramente vergognoso, contraddistinto dalla «paura di ascoltare». 
Il can can delle opposizioni ha agitato però a tal punto la Guardasigilli da costringerla a precisare: «Nessun delinquente pericoloso sarà  lasciato libero di circolare per le strade italiane. Ci tengo molto a rassicurare di questo l’opinione pubblica».


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