Le primarie anti Chà¡vez

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Ci ha provato in tutti i modi, con il voto e anche con il golpe (quello effimero dell’aprile 2002), senza riuscirci mai, senza leader e programmi che potessero fronteggiare il carisma esplosivo del presidente. Ora ci riprova, con delle elezioni primarie per scegliere un candidato unico e confidando nell’usura naturale dei molti anni di potere e nei punti deboli della gestione chavista: un’inflazione che anche quest’anno dovrebbe essere intorno al 30% (e che rischia di mangiarsi i periodici aumenti del salario minimo), la più alta dell’America latina; un’insicurezza che, narco-Messico a parte, ha fatto del Venezuela il paese con il più alto tasso d’omicidi del sub-continente; le difficoltà  a volte di trovare prodotti di prima necessità  nei negozi e sovente di soddisfare il bisogno impellente di case; i casi di corruzione che di tanto in tanto affiorano. L’opposizione confida anche nei numeri, o almeno in alcuni. Non quelli delle precedenti presidenziali quando l’avversario di destra di Chà¡vez – Manuel Rosales, poi riparato in Perù – si fermò al 37%. Quelli invece delle ultime parlamentari del 2010, quando l’opposizione ebbe 5.3 milioni di voti, solo 100mila in meno del Psuv, il Partito socialista unito del Venezuela. Anche questa potrebbe essere un’illusione. Perché il candidato Chà¡vez sembra avere ancora il vento in poppa. I sondaggi più recenti, in gennaio, gli danno una popolarità  superiore al 60%. E lui assicura che vuole essere rieletto fino al 2031… Dalla sua avrà  un’economia che, colpita dalla crisi globale nell’ultimo paio d’anni, nel 2011 è prevista riprendere la crescita (stime del 4%). E quindi risorse per lanciare misure popolari, ad esempio la costruzione di case. Secondo i sondaggi il 39% della popolazione non voterebbe mai per l’opposizione e il 27% mai per Chà¡vez. In palio ci sarebbe quindi l’ultimo terzo disponibile di cittadini-elettori. Quindi l’opposizione ha le sue carte, anche se al momento non paiono assi. Se non altro sembra avere intrapreso un percorso più nitidamente democratico che in passato. Una ventina di partiti e partitini hanno dato vita a una Mesas de Unidad Democrà¡tica (MUD) che ha fatto mostra di unità  d’intenti anche se su un programma vago e fumoso («la fine di un’era e l’inizio di un nuovo periodo di progresso»). A contendersi il ruolo di candidato unico oggi saranno cinque pre-candidati: Henrique Capriles, 39 anni, di centro; Pablo Pérez, 42 anni, di centro-sinistra; la deputata Maria Corina Machado, beniamina degli Usa ai tempi di Bush; l’ex-ambasciatore Diego Arria e l’e x sindacalista Pablo Medina. In realtà  se la giocheranno in due, Capriles e Pérez, che sono anche i governatori dei due stati più popolosi del paese, Miranda e Zulia. Chà¡vez li ha già  definiti in blocco «i candidati retrogradi», «i candidati degli yankees» e dice che non gli importa chi si troverà  di fronte perché tanto, chiunque sia «il 7 ottobre gli daremo una batosta memorabile».


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