Le milizie occidentali si alleano. Ma contro il Cnt di Tripoli

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L’annuncio è stato un brutto colpo per il Consiglio nazionale transitorio, che si è messo alla testa della ribellione durata otto mesi contro il lungo regime di Muammar Gheddafi e finita con la sua cattura e uccisione in ottobre. Il Cnt ha cercato per molti mesi di imporre la sua autorità  sul paese, ma ha in larga misura fallito nell’obiettivo di smantellare o portare sotto il suo controllo le centinaia di milizie che hanno combattuto la guerra.
Ibrahim al-Madani, un comandante la cui brigata è entrata nella nuova federazione, ha detto che i combattenti non consegneranno le armi a quello che loro considerano un governo corrotto.
«Noi non si siamo sollevati contro Gheddafi ma contro un regime corrotto», ha detto al-Madani ai giornalisti in una conferenza stampa a Tripoli. «Noi non abbasseremo le nostre armi finché non saremo sicuri che la rivoluzione sia sulla buona strada».
Il leader della federazione delle milizie, il colonnello Moktar Fernana, ha criticato l’ufficio del Cnt che si occupa di integrare i «revolutionary fighters», accusandolo di incorporare molta gente che aveva combattuto per Gheddafi. «Questo comitato è un tentativo di sequestrare la rivoluzione», ha detto.
I rappresentanti del Consiglio nazionale transitorio non hanno partecipato alla cerimonia.
Alcuni comandanti che hanno aderito alla nuova federazione delle milizie hanno detto che i rapporti dell’organismo con il ministro della difesa del Cnt, in teoria l’autorità  che ha il comando di tutti i gruppi armati del paese, devono ancora essere definiti. Hanno detto anche che nomineranno un comando unificato, ma questo annuncio sembra abbia poche probabilità  di concretizzarsi visto il fiero spirito di indipendenza di molti dei «fighters» e le centinaia di chilometri fra le città  in cui operano.
Da quando la guerra è finita, fra le varie milizie rivoluzionarie sono scoppiati frequenti scontri a fuoco per il controllo dei depositi di armi.
La nuova federazione di milizie potrebbe anche approfondire la storica rottura fra la Libia orientale e occidentale ponendosi in competizione con il cosiddetto «fronte di Barqa», una coalizione di milizie già  esistente nell’est del paese.
Sempre lunedì, il Cnt ha annunciato la suddivisione dei seggi per il primo parlamento post-rivoluzionario che sarà  eletto in giugno. L’occidente libico, che include Tripoli e le montagne del Nafusa, avrà  102 seggi; l’est, con Bengasi dove l’insurrezione contro Gheddafi è cominciata, ne avrà  60; il sud 29 e le città  del centro, compreso il luogo natale di Gheddafi: Sirte, 9.
Il congresso nazionale dovrà  formare un nuovo governo e nominare una commissione che rediga una costituzione.
La Libia si appresta a celebrare il primo anniversario dell’inzio dell’insurrezione contro Gheddafi, il 17 febbraio. Il ministro degli interni del Cnt, Fawzi Abdel-Al domenica ha detto ai giornalisti che il paese è in stato di allarme dopo che uno dei figli di Gheddafi ha lanciato un appello per una «nuova insurrezione».
Il figlio, al Saadi, è fuggito nel confinante Niger alla fine della guerra. Il Niger ha respinto la richiesta libica di estradarlo per sottometterlo a processo.
In un altro segnale della precarietà  delle condizioni di sicurezza dopo la caduta di Gheddafi, lunedì scorso undici persone sono state uccide in uno scontro tribale nel deserto intorno all’oasi di Kufra. La maggior parte dei morti erano civili. Kufra si trova a 800 km a sud della città  costiera di Derna.
Sembra si sia trattato di scontri fra tribù locali ma non era chiaro cosa li abbia provocati.

 

*(Associated Press)


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