Lavrov acclamato a Damasco

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Ma l’isolamento della Siria cresce: ieri i sei paesi del Consiglio di cooperazione del Golfo hanno richiamato i propri ambasciatori, e così anche numerosi paesi europei (tra cui l’Italia), dopo che lunedì gli Stati uniti avevano chiusi temporaneamente la loro ambasciata a Damasco. Mentre arrivano notizie di nuovi attacchi delle forze governative contro i ribelli in diversi punti del paese, e in particolare a Homs.
Al suo arrivo a Damasco Lavrov è stato accolto da migliaia di sostenitori del regime, che hanno sventolato bandiere russe e siriane lungo il suo percorso in segno di benvenuto – la scena è stata lungamente trasmessa da Ad.Douniya, un canale tv controllato dallo stato. Russia e Cina hanno votato contro (quindi effettivamente messo il veto) a una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiedeva al presidente Assad di dimettersi e delegare i suoi poteri per favorire una transizione. Secondo Mosca, quella risoluzione avrebbe aperto la via a un intervento straniero per un regime change, e sarebbe stata una interferenza inaccettabile. 
Si capisce dunque che il ministro russo sia stato accolto come un eroe a Damasco. La Russia, che ha sulla costa siriana la sua unica base navale nel Mediterraneo, resta il miglior amico per Damasco mentre l’isolamento cresce. Il veto di Russia e Cina ha provocato grandi condanne e stracciamenti di vesti tra le potenze occidentali; il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato ieri che quel veto ha dato a Assad una «licenza di uccidere»: reazioni che ieri Mosca ha definito «isteriche».
Ora però anche la Russia vuole anche spingere per una soluzione. Il ministro degli esteri, che era accompagnato dal capo del controspionaggio Mikhail Fradkov, ha definito «molto produttivo» l’incontro con i dirigenti siriani. Ha detto che la Russia è pronta a «facilitare una rapida fine della crisi sulla base delle posizioni delineate nel piano della Lega Araba». ha aggiunto che il presidente siriano «ci ha garantito il suo pieno impegno a mettere fine alla violenza, da qualunque fonte venga». Secondo lavrov. il presidente assad è pronto ad avere colloqui con i rappresentanti dell’opposizione siriana, perché «gli sforzi per mettere fine alla violenza devono accompagnarsi con un dialogo tra le forze politiche».
Ieri anche Pechino ha fatto sapere che sta valutando se mandare un inviato in medio oriente, per discutere la situazione siriana e «giocare un ruolo costruttivo». Finora la cina ha evitato un coinvolgimento politico diretto. 
Non ci sono commenti per ora da parte dell’opposizione siriana – che ha diverse componenti, è in parte all’estero e in parte all’interno, e mostra profonde divisioni. E ha una componente armata non indifferente, il cosiddetto «esercito libero». Così le notizie che continuano a trapelare da Homs, Hama e le altre città  teatro della ribellione sono ormai quelle di una guerra, in cui una popolazione civile è sotto tiro – negli ultimi giorni anche illustri media internazionali come la Bbc hanno cominciato a usare l’espressione «guerra civile». 
Ieri Italia, Spagna, Francia, Belgio e Germania hanno richiamato i propri ambasciatori (la Gran Bretagna lo aveva fatto lunedì). Così anche i sei paesi del Golfo (Arabia saudita, bahrein, Kuweit, Oman, Qatar e Emirati arabi uniti). La Turchia, paese che aveva ottimi rapporti con la Siria di Assad ma ora è uno dei suoi grandi critici, ha annunciato che proporrà  una nuova iniziativa diplomatica «con quei paesi che sostengono il popolo siriano». Lo ha detto il primo ministro Erdogan, rivolgendosi al parlamento di Ankara.
Sempre ieri la moglie del presidente siriano, la signora Asma al Assad, ha dichiarato tutto il suo appoggio al marito: in una e-mail inviata al giornale britannico Times, dice che suo marito è «il presidente di tutti i siriani, non di una fazione». Il messaggio, inviato forse per dissipare le voci di una fuga all’estero, sta a dire che Asma al Assad, nata in Inghilterra da famiglia originaria di Homs, resta a Damasco.


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