Lavoro: aumentano i precari Donne pagate il 20% meno

by Sergio Segio | 13 Febbraio 2012 18:27

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MILANO – Più precari e più discriminati. Sono i lavoratori italiani descritti nel rapporto sulla coesione sociale messo a punto da Inps, Istat e Ministero del Lavoro. Uno studio che fotografa una situazione difficile dove, nel 2011, le donne guadagnano il 19,2% in meno degli uomini e dove un pensionato su due ha un reddito, da pensione, inferiore ai mille euro. Ma non basta: nei primi sei mesi dello scorso anno, rispetto allo stesso periodo del 2010, gli occupati assicurati Inps sono cresciuti di appena 5mila unità , ma solo il 19% dei nuovi rapporti di lavoro attivati aveva un contratto a tempo indeterminato. Nel primo semestre 2011 sono stati attivati, infatti, 5.325.000 rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato, ma il 67% delle assunzioni è stato formalizzato a tempo determinato, mentre l’8,6% ha riguardato contratti di collaborazione e il 3% l’apprendistato: 687mila contratti hanno avuto la durata di un giorno.

Nel complesso il numero di dipendenti con contratto a tempo indeterminato risulta in discesa (-0,5%) e si attesta a quota 10.563.000. Il calo è molto più marcato per i lavoratori sotto i 30 anni (-7,9%). Le donne con un lavoro standard sono oltre 4.193.000, in crescita dello 0,5% rispetto al 2010, mentre i colleghi maschi (6.369.000) registrano un calo dell’1,1%. Il lavoro a tempo parziale riguarda in prevalenza l’universo femminile: nelle forme tipiche di part time, orizzontale verticale e misto, le donne rappresentano, nel 2011, rispettivamente il 74,2%, il 70,3% e il 76,7% dei lavoratori con contratto a orario ridotto.

In particolare, il numero medio di contratti di lavoro per lavoratore, dato dal rapporto tra le assunzioni registrate e i lavoratori interessati nel primo semestre 2011, è stato pari a 1,46. Nel “pianeta” del lavoro dipendente si contano nella media del primo semestre 2011 12.425.000 occupati assicurati Inps con una lieve crescita nel Nord Ovest (+0,7%) e nel Nord Est (+0,5%) e una variazione negativa nel Sud e nelle Isole (-1,4%). A pagare il conto più salato sono, ancora una volta, i lavoratori dipendenti under 30: negli ultimi 4 anno sono passati dal 21,4% al 17,6% del totale, mentre è cresciuto il peso relativo della quota femminile (dal 39,6% al 41,2%). Una progressione che però non si riflette sulle retribuzioni: le lavoratrici dipendenti italiane guadagno in media 1.131 euro netti al mese, il 19,6% in meno rispetto ai 1.407 dei dipendenti italiani uomini. Gap molto elevato anche tra italiani e stranieri, con una media di 1.286 per i primi (uomini e donne) e di 973 euro netti per gli immigrati. Il divario di genere è più accentuato tra gli stranieri con 1.118 euro per gli uomini e 788 per le donne.

Dati preoccupanti anche sul fronte dei pensionati. Nel 2010 in Italia erano 16,7 milioni: il 49,4% dei pensionati ha un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro, il 37,4% ne percepisce uno tra 1.000 e 2.000 euro, mentre il 13% dei pensionati ha un reddito da pensione superiore a 2.000 euro.

Sempre riguardo ai giovani, sono 2,1 milioni, in Italia, i cosiddetti ‘Neet’ (Not in education, employment or training), ovvero coloro che non lavorano nè studiano. Il 38% dei ‘Neet’ ha un’età  compresa tra i 20 e i 24 anni e il 14% è di nazionalità  straniera, evidenzia il rapporto. La maggioranza è costituita dalle ragazze (1,7 milioni) a fronte di 938mila ragazzi.

Preoccupante l’abbandono degli studi: nel 2010 la quota di giovani 18-24enni che hanno abbandonano prematuramente gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione è pari al 18,8%. Si tratta di un valore nettamente superiore a quello dell’Unione europea a 25 paesi (13,9%) e ancora lontano dall’obiettivo stabilito dalla Strategia Europa 2020 della Commissione europea, che intende portare gli abbandoni sotto la soglia del 10%.

Per le donne rimane difficile conciliare lavoro e casa: il 71,3% del lavoro familiare delle coppie è ancora a carico delle donne.  In media, giornalmente, guardando all’insieme del lavoro e delle attività  di cura, la donna lavora 1 ora e 3 minuti in più del suo partner quando entrambi sono occupati (9 ore e 9 minuti di lavoro totale per le donne contro le 8 ore e 6 minuti degli uomini). Per le coppie con figli il divario di tempo sale a 1 ora e 15 minuti.

L’Italia, sottolinea ancora il rapporto, è uno dei Paesi più vecchi al mondo, con un’aspettativa di vita pari a 79,2 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne, con un guadagno rispettivamente di circa nove e sette anni in confronto a trent’anni prima. Ci si sposa sempre meno e sempre più tardi: in Italia sono stati celebrati circa 231 mila matrimoni (anno 2009), 16 mila in meno rispetto all’anno precedente. L’età  media di chi convola a nozze per la prima volta è di 33,1 anni per gli uomini e di 30,1 anni per le donne (anno 2009), con uno spostamento in avanti di circa 6 anni rispetto al 1980.

Ma neppure la maggiore maturità  sembra tenere a riparo dalle brutte sorprese: l’nstabilità  coniugale è in aumento, con quasi 4 matrimoni su 10 (il 37,3%) che finiscono in separazioni. Nel 2009, in particolare, le separazioni legali sono state circa 86mila (+2,1% rispetto a un anno prima) e i divorzi 54mila, in aumento dello 0,2%.

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