L’amarezza di Petrucci: ci voleva più rispetto

by Editore | 15 Febbraio 2012 8:36

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Gianni Petrucci, presidente del Coni, ha smesso di credere all’ipotesi di portare Roma a candidarsi all’Olimpiade 2020 all’alba di ieri, quando ha capito dal tono di alcuni messaggi che la battaglia era perduta. E che la corsa sarebbe finita qui, senza riuscire ad arrivare al 7 settembre 2013, il giorno del giudizio con la scelta finale da parte del Cio. Non un bel risveglio, per chi si era esposto in prima persona, fin da quando il Coni aveva puntato su Roma (e non su Venezia), presentando la candidatura ufficiale il 19 maggio 2010. Di certo il presidente del Coni non immaginava un finale così traumatico il 7 luglio 2011, quando a Durban, Sudafrica, il Cio aveva scelto Pyeongchang, Corea del Sud per i Giochi invernali 2018. Una scelta del genere, dopo Rio 2016, sembrava spianare la strada a una soluzione europea per il 2020 e l’autorevole Agence France Presse aveva scritto: «Un boulevard pour Rome».
Per questo Petrucci, ieri, a metà  pomeriggio, dopo aver incontrato il premier Monti, non ha nascosto l’emozione e la commozione di un vecchio uomo di sport: «Come cittadino di questo Paese accetto la decisione, ma nelle mie parole c’è grande amarezza. Lo sport italiano sarà  sempre importante, ma la ferita rimane. Sono convinto che in questo momento si debba tagliare, ma anche coltivare un sogno e pensare ad investimenti futuri come sono le Olimpiadi. Il premier ci ha detto che il nostro progetto era perfetto, per cui non posso rimproverare nulla allo sport italiano. Non posso pensare che un capo del governo serio come il presidente Monti possa prendere una decisione così importante per irritazione» per le pressioni di questi giorni. E ancora: «Io, il Coni e tutta la squadra della candidatura abbiamo la fedina pulita, nessun rimprovero ci può essere fatto, anche perché il governo ha condiviso il nostro progetto. Il Cio capirà  che questa rinuncia non è una nostra volontà . Dopo due anni di lavoro, è andato in fumo un sogno». C’è un punto che Petrucci non ha gradito ed è legato al fatto che il premier ha aspettato l’ultimo giorno (la lettera con l’impegno del Governo italiano a garantire la copertura economica andava consegnata oggi a Losanna), per dire no: «Serviva un po’ più di rispetto; non è stato bello aspettare l’ultimo giorno e l’ho detto anche al professor Monti. La ferita rimane, l’ho detto anche al premier: a preside’, ma ora andiamo avanti e pensiamo a far bene a Londra, un altro passo falso non ci sarebbe perdonato».
È stato un giorno nero anche per Mario Pescante, già  presidente del Coni (’93-’99) e presidente del Comitato promotore di Roma 2020: «C’è tanta amarezza per una grandissima occasione persa. Il progetto era serio anche da un punto di vista economico, ma è stata una decisione molto ponderata che dobbiamo accettare. Da parte nostra c’era l’illusione che i Giochi potessero dare un contributo al rilancio del Paese, ma non è stata condivisa. Il presidente del Consiglio è stato irremovibile sui conti. Dobbiamo rassegnarci, per almeno 10 anni non si parlerà  più di Giochi in Italia». In corsa per il 2020 restano in cinque: Madrid, Tokio, Istanbul, Doha e Baku. Chi vincerà ? Madrid, più di Tokio, sogna. La prima telefonata al segretario del Coni, Pagnozzi, è venuta dal presidente del Comitato olimpico spagnolo, Alejandro Blanco. Per ora il futuro è suo.

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