L’Iran minaccia anche l’Italia “Stop all’esportazione di petrolio”

by Sergio Segio | 21 Febbraio 2012 7:44

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L’Iran fa sul serio nella rappresaglia contro le sanzioni decise dall’Occidente per fermare il suo programma nucleare perché si sospetta una dimensione militare. Dopo aver annunciato domenica che non esporterà  più una goccia in Francia e Gran Bretagna (i due paesi che più hanno sostenuto l’embargo europeo sul petrolio iraniano che diventerà  operativo a partire dal prossimo luglio), da Teheran arriva ora la minaccia di estendere lo stop ad altri sei paesi europei, tra cui l’Italia, se continueranno ad adottare «azioni ostili» contro Teheran. L’Iran, che aveva già  reso noto nei giorni scorsi che avrebbe aumentato del 50% la capacità  di arricchimento dell’uranio in un nuovo stabilimento nel sito di Fordo, ha anche annunciato grandi manovre di contraerea, dal nome simbolico di Sarollah, la vendetta di Allah, per proteggere i siti nucleari che Israele minaccia di bombardare.
Allo stesso tempo però, dopo un silenzio di diversi mesi, ha risposto sì ad una rapida ripresa del negoziato nucleare e in una lettera inviata a Catherine Ashton indica «nuove iniziative» che offrono qualche elemento di ottimismo all’Occidente. Il ministro degli Esteri Salehi ha detto che «Teheran cerca una via che sia una vittoria per entrambe le parti». Ieri sono arrivati in Iran, per la seconda volta in un mese, gli ispettori dell’Aiea – una visita che si profila cruciale per ridurre le tensioni o aumentare ulteriormente il livello dello scontro.
I sei paesi a cui l’Iran minaccia di tagliare le esportazioni di petrolio sono Italia, Spagna, Grecia, Germania, Olanda e Portogallo. Secondo uno scenario a cui l’Iran ci ha abituato, le minacce sono state precedute da una serie di messaggi contraddittori: prima l’annuncio della convocazione degli ambasciatori dei sei paesi per comunicare la sospensione dell’export, poi la smentita del ministro del Petrolio, poi l’annuncio dello stop alla vendita di petrolio alle compagnie francesi e britanniche e infine la minaccia di estenderlo agli altri paesi. Il viceministro del Petrolio e presidente della compagnia di Stato iraniana Nioc, Ahmad Qalebani, ha detto a Press tv che il taglio delle esportazioni colpirà  i Paesi europei e ha sottolineato come il prezzo del greggio sia già  balzato da 102 a 123 dollari. La corsa al rialzo continuerà  almeno fino a 150 dollari, ha detto, mentre l’Iran non avrà  difficoltà  a trovare nuovi clienti per il suo petrolio.
La misura contro Francia e Inghilterra aveva soprattutto valore simbolico visto che importano rispettivamente il 3 e l’1 per cento del greggio dall’Iran, mentre Italia, Spagna e Grecia ne importano il 20% (500 mila barili al giorno nel 2011). La decisione iraniana è stata criticata perfino dalla Cina, che assorbe da sola il 20 per cento dell’export petrolifero iraniano ed è sempre stata contraria alle sanzioni che secondo Pechino non raggiungeranno l’effetto voluto ma aumenteranno il caos nella regione. L’Unione europea ha subito ribattuto che l’Europa ha scorte sufficienti per far fronte all’embargo e che già  molti paesi europei hanno diminuito gli approvvigionamenti dall’Iran.
Un attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, sul modello di quelli compiuti con successo contro i siti di Osirak in Iraq e di al-Kibar in Siria, viene considerato ogni giorno più probabile, ma gli esperti militari americani mettono in guardia, come riferisce il New York Times, perché ritengono che l’operazione non sia paragonabile con quelle precedenti e possa superare di gran lunga le capacità  operative israeliane. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu probabilmente ne discuterà  con il presidente statunitense Barack Obama quando lo incontrerà  a Washington il 5 marzo.

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