L’appello della Nobel Karman “Il mondo punisca il regime”

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MONACO DI BAVIERA – È stata la Siria di Bashar Assad, sono state Russia e Cina che lo proteggono con il veto alle Nazioni Unite, i protagonisti sul banco dell’accusa nella giornata finale della “Conferenza di difesa” di Monaco. Il veto con cui Mosca e Pechino hanno bloccato all’Onu la condanna dei massacri ordinati da Assad ha dato il via ad un’alleanza inedita fra Stati Uniti, Europa, militanti dei diritti umani, ma anche governi arabi moderati e nuovi governi guidati da partiti islamici come quello tunisino del premier Jebali.
L’appello più forte per il popolo siriano ieri mattina, nel grande salone del Bayerisher Hof , l’ha lanciato la yemenita Tawakkul Karman: «Cina e Russia hanno la responsabilità  morale e umana dei massacri in Siria, invito in nome dei ribelli pacifici ad espellere gli ambasciatori siriani dai vostri Paesi», ha detto la giovane donna premio Nobel per la pace per il 2011. «Questo è il minimo che potete fare», diceva la Karman rivolta ai ministri arabi presenti in sala, «dovete punire il regime e difendere il popolo siriano». 
Il ministro degli Esteri egiziano è rimasto silenzioso, in imbarazzo. Ma con la Karman si è schierato innanzitutto il premier tunisino Hamadi Jebali, islamista del partito Hennada: «Dobbiamo espellere gli ambasciatori siriani dai paesi arabi, il popolo siriano non si aspetta da noi dichiarazioni e condanna, si aspetta azioni».
Dopo Jebali è arrivato il ministro degli Esteri della Turchia, quel Ahmet Davutoglu che per mesi e mesi ha provato a convincere Assad a interrompere i massacri, forte del rapporto privilegiato che la Turchia del premier Erdogan aveva costruito col regime siriano. Per Davutoglu, Mosca e Pechino «non hanno votato basandosi sulla realtà  di fatto, ma seguendo logiche da Guerra Fredda, assolutamente avulse dalla domanda di libertà  che anima il popolo siriano». E infatti lo stesso tunisino Jebali ripete che Russia e Cina «hanno applicato male il diritto di veto, un diritto che alle Nazioni Unte andrebbe cancellato».
(v.n.)


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