La Tav Tra scavi, appalti, accordi e proteste ecco i pro e i contro dell’alta velocità
Tav sì, Tav no. I pro e i contro della ferrovia più contestata d’Italia sono al centro della discussione da decenni. Con il passare del tempo le due parti, invece di avvicinarsi, si sono sempre più allontanate. La discussione tecnica su una galleria è diventata in Italia l’epicentro dello scontro ideologico più forte dopo la fine delle ideologie. Proviamo a sintetizzare in questa pagina le ragioni di favorevoli e contrari tentando di riportare il confronto alle questioni di merito. Quella che era nata, all’inizio degli anni Novanta, come una protesta locale per difendere la valle da progetti che nessuno dei comuni coinvolti aveva avuto alcuna possibilità di discutere, è diventata nel tempo la discussione su un modello di sviluppo. Ma davvero la galleria che si comincia a scavare in questi mesi vicino a Susa è così pericolosa come sostengono gli oppositori o è così utile come controbattono i favorevoli? Soprattutto, ha ancora senso oggi tentare di fermare l’opera?
Pro
La tecnologia moderna consente di scavare in quella stessa roccia che potrebbe contenere amianto e uranio, in tutta sicurezza. È già stato fatto in Svizzera, per il tunnel del Loetschberg: i cantieri saranno controllati, i materiali di scavo saranno trasportati in ferrovia e in condizioni tali da limitare l’inquinamento.
La Tav rappresenta una grande occasione per il turismo della Valsusa che così sarà più collegata con il resto d’Italia e d’Europa. A Susa sorgerà la nuova stazione internazionale dove arriveranno i treni che porteranno gli sciatori direttamente sulle piste da sci: per farlo sarà studiato un sistema di collegamenti con treni locali e autobus.
I cantieri Tav daranno lavoro ad almeno 7mila persone all’anno, con una ricaduta economica di 40 milioni di euro e un aumento dell’1 per cento del Pil per il territorio. Già con il cantiere della Maddalena ci saranno vantaggi anche per l’indotto: gli operai del cantiere mangeranno nei ristoranti e dormiranno negli alberghi della valle (150 pasti al giorno per cinque anni).
Entro il 2035 la nuova linea ridurrà il traffico togliendo dalle strade un milione di camion. Il tunnel consentirà di portare sui treni 2.050 tonnellate di merci, contro le attuali 1.050 e ridurrà (di un milione di tonnellate) le emissioni nocive. I cantieri saranno gestiti nel rispetto dell’ambiente creando occasioni per sistemare territori compromessi da precedenti interventi.
Con la nuova linea ferroviaria sarà più facile spostarsi. Tra Torino e Lione il treno impiegherà 1 ora e 40 minuti, invece delle attuali quattro; tra Milano e Parigi quattro ore piuttosto delle sette di oggi. Migliorerà inoltre anche il trasporto per i pendolari: la ferrovia diventerà una sorta di metropolitana di valle, con treni frequenti e collegati al servizio metropolitano di Torino.
La Tav costa 8,2 miliardi di euro, poco più di una linea di metropolitana. Per l’Italia è un investimento di 2,8 miliardi, spalmato in dieci anni e quindi assolutamente affrontabile. L’Europa contribuisce fino al 40 per cento dell’opera (3,3 miliardi) e sono allo studio forme di coinvolgimento per gli investitori privati.
Anche per la Tav sarà attivata una task force anti mafia, così come è stato fatto per i lavori post terremoto a L’Aquila. Tutte le procedure saranno eseguite in modo rigoroso, così come è stato fatto finora. A garanzia della correttezza di queste procedure si sono impegnati gli enti locali e il governo con documenti ufficiali.
La decisione è irreversibile, perché è già stata presa dal Parlamento italiano e da quella francese, ratificata da due trattati internazionali e dall’Unione europea, che l’ha inserita tra le opere strategiche e nei documenti finanziari dei prossimi anni. Per l’opera è stato aperto un tavolo politico per il confronto con gli enti locali e un osservatorio tecnico per l’analisi dei problemi.
Contro
La montagna in cui si dovrà scavare la galleria contiene amianto e uranio e non ci sono garanzie sulle tecniche di sicurezza. Fanno paura anche polveri e inquinamento provocati dai mezzi nei cantieri: previsioni di aumento del 10 per cento di malattie cardiache e polmonari soprattutto tra anziani e bambini. 10mila persone rischiano di ammalarsi.
Nessuno va in vacanza in un cantiere, tanto meno se è presidiato da militari e forze dell’ordine. I lavori finiranno per distruggere l’industria turistica, perché devasteranno il paesaggio e la ricchezza del territorio, come è già successo alla cava del Moncenisio, in alta Valsusa.
Le occasioni di lavoro create dal cantiere saranno offerte da ditte che arrivano da fuori. In compenso i disagi provocati dai cantieri faranno perdere posti di lavoro i valligiani che oggi vivono di turismo e di montagna. Già le opere preliminari hanno messo a rischio la viticoltura d’origine controllata nella valle del Clarea.
La ferrovia devasterà il territorio e distruggerà le falde: intere zone, com’è già accaduto nel Mugello, resteranno senz’acqua. Il terreno è in molti punti franoso: a ogni pioggia già oggi si sbriciolano i costoni. Lo scavo peggiorerà la situazione. Dieci anni di cantieri renderanno l’aria irrespirabile.
Arrivare a Lione in 1 ora e 40 minuti non serve a nessuno. Già ora i treni viaggiano vuoti e la domanda di traffico è in calo. La Tav distrugge il trasporto pubblico e sottrae soldi ai treni per i pendolari, senza migliorare la qualità del viaggio di chi usa il treno. Per i tempi di percorrenza resta comunque più veloce ed economico l’aereo.
La Torino-Lione costa 23 miliardi a cui si devono sommare tutti i soldi, 90 mila euro al giorno, per pagare la sicurezza del cantiere a Chiomonte. E non è assolutamente detto che l’Europa sia pronta a finanziare il 40 per cento dell’opera. L’Italia poi paga, in base all’accordo con la Francia, il 57,9 per cento di un’opera che è solo per un terzo sul territorio italiano.
Le grandi opere servono soltanto ad arricchire i padroni e i mafiosi. È stato così per moltissimi appalti in questa regione. Sulla montagna in Valsusa è scritto a caratteri cubitali “No Tav, No Mafie”, perché le grandi opere rubano soldi pubblici e li danno alle grandi imprese che controllano gli appalti.
In questi anni non c’è stato nessun dialogo con gli enti locali. Le decisioni sono state imposte e i sindaci non hanno potuto vedere i progetti, né avere un confronto serio sul piano tecnico, o su quello politico. Anche in Europa numerosi parlamentari sono contrari, perché l’opera non gode del consenso della popolazione locale.
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