by Editore | 16 Febbraio 2012 11:25
L’Europa va in retromarcia: nell’ultimo trimestre del 2011 il Pil sia nell’area dell’euro che nell’Unione a 27 è diminuito congiunturalmente dello 0,3%. L’Italia ha fatto peggio: nell’ultimo trimestre dello scorso anno il prodotto lordo è sceso dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% sull’ultimo trimestre del 2010. Il calo congiunturale complessivo registrato dal Prodotto interno lordo è la sintesi di dinamiche settoriali del valore aggiunto positive per l’agricoltura, negative per l’industria, sostanzialmente stazionarie per i servizi. Secondo la stima preliminare diffusa dall’Istat, l’Italia chiude il 2011 con un Pil in aumento dello 0,4%, contro l’1,4% del 2010.
Che l’economia stesse rallentando era evidente da parecchi mesi e era stato confermato dall’andamento del Pil nel terzo trimestre in flessione dello 0,2 congiunturale. La recessione, quindi, era nell’aria, ma ora è stata ufficializzata. Con la caduta del Pil nel quarto trimestre, infatti, l’Italia è entrata anche tecnicamente in recessione vista la caduta per due trimestri consecutivi del prodotto lordo. La cosa più preoccupante è l’accentuazione della caduta del Pil. Appena nel primo trimestre dello scorso anno, infatti, il dato su base tendenziale era positivo per lo 0,8%, per poi ridursi allo 0,7% nel secondo, allo 0,2% nel terzo e – come visto – addirittura negativo dello 0,5% nel quarto trimestre.
Susanna Camusso della Cgil ha commentato i dati diffusi dall’Istat sul Pil sostenendo che «ogni trimestre in più di recessione ci avvita ulteriormente, acuendo soprattutto il problema della disoccupazione. Il tema è come si inverte questa tendenza perché non ci si avviti sempre di più». E quello che è grave, per Camusso, è che per «aver fatto finta per tre anni che la crisi non c’era, ora stiamo peggio degli altri Paesi».
«Ci siamo allontanati dai problemi finanziari ma non abbiamo risolto tutto», gli ha fatto eco Pier Luigi Bersani. Che ha poi aggiunto: «I dati ci dicono che c’è una recessione e le questioni economico-sociali sono aperte. Esaurita la fase, mi auguro con un buon esito, della riforma del mercato del lavoro e delle liberalizzazioni, la questione deve essere creare lavoro e attività economica perché ci stiamo distraendo un po’ troppo da queste questioni. I dati ci segnalano che questo problema è fondamentale«. «Il problema della crescita è un problema molto serio del nostro paese», ha affermato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Parlando al termine dell’incontro che si è tenuto a palazzo Chigi, ha sottolineato: «Purtroppo torniamo in recessione dopo esserci stati nel 2009». «Dobbiamo andare avanti con le riforme che ci danno la possibilità di tornare a crescere». «Dopo dieci anni di crescita insufficiente e molto inferiore al resto d’Europa, dobbiamo avere il coraggio di attuare riforme profonde e strutturali che liberano le energie del paese», ha commentato storicamente Corrado Passera, ministro dello sviluppo economico.
Ma non è solo l’Italia ad andare in retromarcia. Peggio di tutti va la Grecia, per la quale l’Ufficio statistico comunitario ha confermato un crollo del 7% del Pil nel quarto trimestre. Fra i Paesi membri dell’Eurozona, Eurostat conferma per la Francia un dato positivo, cioè una crescita dello 0,2% nel quarto trimestre e del 2% su base annua. In Germania, invece, tra ottobre e dicembre il Pil è sceso dello 0,2% (meno del previsto) mentre, rispetto allo stesso periodo del 2010, il Pil è cresciuto del 2%. Per quanto riguarda la Spagna, nel quarto trimestre dell’anno appena concluso, il prodotto interno lordo è sceso dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua si registra un +0,3%. Brutto crollo del Pil anche per il Portogallo: -1,3% fra ottobre e dicembre 2011, – 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2010.
A titolo di confronto, nello stesso periodo il Pil su base trimestrale è aumentato dello 0,7% negli Stati Uniti ed è diminuito e dello 0,6% in Giappone. Rispetto al quarto trimestre 2010, invece, il Pil è cresciuto dell’1,6% negli Usa e caduto dell’1% in Giappone.
Sempre ieri la Banca d’Italia ha diffuso i dati sul debito pubblico: è cresciuto a dicembre 2011 di 55 miliardi rispetto alla fine del 2010, passando da 1.842,856 miliardi di dicembre 2010 a 1.897,946 miliardi di fine 2011. L’incremento è del 2,98%. Sulla base di queste indicazioni il rapporto tra il debito pubblico a dicembre 2011 e Pil si attesterebbe tra il 119,5 e il 120%.
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