by Editore | 1 Febbraio 2012 7:17
L’incontro si propone inoltre di mettere in rapporto le trasformazioni del capitalismo e i movimenti di liberazione nazionale. Tema niente affatto scontato, in questi ultimi anni, dopo che l’autodeterminazione dei popoli è sempre più declinata all’insegna della razza e della religione. Un processo parallelo a quella crisi dello stato-nazione che, ovviamente, non è scomparso, come invece sostenevano molti sostenitori della globalizzazione neoliberista, ma che ha tuttavia visto modificare profondamente le sue prerogative, «cedendo» alcune sue prerogative a organismi sovranazionali.
Dunque, crisi di legittimità della sovranità nazionale e crescita, invece, di spinte localistiche tutte interne all’ordine costituito. Un orizzonte che non appartiene certo a chi ha organizzato l’appuntamento di Amburgo, che invece si propone come una sfida per trovare, appunto, alternative a quanto scandito dall’agenda politica europea e non soli.
Per questo, i tre giorni di discussione – che vedono anche l’adesione di alcuni quotidiani e riviste come «il manifesto», «Yeni Ozgur Politika» e il tedesco «Junge Welt» – . si propongono come un momento di scambio teorico e pratico su quanto si sta muovendo a livello internazionale in materia di nuovi modelli di sviluppo e di governance. Una conferenza voluta dai kurdi che nonostante la guerra e la repressione in Turchia continuano a elaborare modelli alternativi di «convivenza» tra nazioni.
A discutere sono stati chiamati tra gli altri Immanuel Wallerstein, Toni Negri, Norman Paech ma anche i baschi della Sinistra Indipendentista impegnati in un processo finora unilaterale per la soluzione del conflitto basco-spagnolo attraverso il dialogo. Ci sarà anche una lecture dell’economista indiano Achin Vanaik mentre il giornalista kurdo Ferda Cetin analizzerà il ruolo dell’islam politico.
Muzaffer Ayata parlerà invece di kurdi e nuove idee per un medio oriente in cambiamento.
Spiegano gli organizzatori della conferenza che l’idea di questa tre giorni è nata anche dalla necessità di creare una piattaforma di discussione dove esperienze diverse potessero essere messe a confronto con l’intenzione di uno scambio che arricchisca le lotte da una parte ma anche chi teorizza un’alternativa al capitalismo.
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