La Grecia si arrende, all’Europa non basta

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BRUXELLES – Il salvataggio europeo della Grecia, dopo due anni di trattative, fa un altro passo in avanti. Ma la Germania e altri Paesi membri considerano ancora insufficienti gli impegni del governo di Atene.
Il ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos ha portato all’Eurogruppo straordinario, convocato a Bruxelles per evitare il fallimento di Atene, l’atteso accordo dei partiti nazionali sulle misure di austerità .
Venizelos è apparso però schiacciato tra i ministri finanziari più rigidi, che pretendono interventi più rigorosi, e ampi settori del suo Paese, che giudicano eccessive le richieste europee in un periodo già  di profonda recessione. I sindacati greci hanno annunciato uno sciopero generale di 48 ore per protestare contro queste ulteriori concessioni a Bruxelles del governo tecnico di Lucas Papademos. Gli eurodeputati socialisti hanno appoggiato le proteste greche per le misure di austerità  eccessive.
«L’accordo non è al punto da poter essere sottoscritto», ha premesso il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, entrando nell’Eurogruppo. Sulla stessa linea sono apparsi Olanda e Austria. Il presidente dell’Eurogruppo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha ammesso che restano «punti da chiarire» in relazione alle richieste della trojka (Commissione europea, Fondo monetario internazionale di Washington e Banca centrale europea).
Il direttore generale del Fmi, la francese Christine Lagarde, ha confermato che «c’è ancora molto lavoro da fare». L’Italia, con il responsabile dell’Economia Mario Monti e il viceministro Vittorio Grilli a Washington, è stata rappresentata nell’Eurogruppo dal dirigente ministeriale Carlo Monticelli.
I leader dei tre principali partiti greci, il socialista Georges Papandreou, il conservatore Antonis Samaras e Georges Karatzaferis dell’estrema destra, dopo una lunga trattativa, avrebbero concordato una ulteriore riduzione dei salari minimi e di benefici pensionistici, il licenziamento di 15 mila dipendenti pubblici, con l’impegno a ridurre il numero dei dipendenti statali (150 mila in meno entro il 2015) e la cancellazione di molti diritti di garanzia dei lavoratori. In più da Atene dichiarano come quasi fatto l’accordo con le banche private, che accetterebbero un taglio del valore dei titoli greci intorno al 70%. La Grecia chiede così lo sblocco dei 130 miliardi previsti dal piano di salvataggio europeo. Altrimenti i titoli di Stato in scadenza il 20 marzo prossimo, che il governo ellenico non è in grado di rimborsare, porterebbero all’insolvenza, temuta dall’Unione europea per le conseguenze nell’area euro. La speculazione potrebbe attaccare i titoli di Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Belgio sfruttando la paura di addio al rimborso, giustificata dal precedente della Grecia.
«Ora abbiamo bisogno dell’approvazione finale dell’Eurogruppo», ha insistito Venizelos. Ma il vicepresidente della Commissione, il finlandese Olli Rehn, ha replicato che spetta ad Atene «convincere i partner del forte impegno» nel risanamento. Finora sia le misure di salvataggio dell’Ue, sia gli impegni di Atene, si sono sempre rivelati insufficienti. Il presidente della Bce, Mario Draghi, ha espresso un giudizio incoraggiante, ma continua a respingere le pressioni per far contribuire la sua istituzione alle perdite sui titoli greci. L’Eurogruppo è continuato nella notte.


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