by Editore | 28 Febbraio 2012 3:10
Berlino – Giornata cruciale, lunedì pesante per la crisi dell’euro. In Germania il Bundestag, il Parlamento federale, ha espresso il sì chiesto da Angela Merkel agli aiuti alla Grecia, ma solo l’appoggio delle opposizioni democratiche (Spd e Verdi) ha salvato la cancelliera, che ha mancato la sua Kanzlerinmerheit, cioè la maggioranza assoluta, a causa dei franchi tiratori nei ranghi della coalizione conservatrice. “Angie” ha comunque escluso un aumento dell’ombrello del fondo salva-Stati e del futuro Esm, per rassicurare gli elettori, e ha parlato di «via non priva di rischi». Negative le reazioni dei mercati: tutte le Borse hanno chiuso in negativo, sulla scia dell’apertura deludente di Wall Street. Milano maglia nera, con l’indice Ftse MiB a meno 1,09 per cento, contro cali dello 0,33 a Londra, dello 0,22 a Francoforte e dello 0,74 a Parigi. E il peggio è venuto in serata, ora europea: l’agenzia di rating Standard and Poor’s ha assegnato un outlook negativo al Fondo europeo salvastati, l’Efsf, pur confermando l’attuale rating di AA+. E ha tagliato nuovamente il rating del debito della Grecia, adesso a ‘SD’, una valutazione di parziale default, penultimo scalino della scala di rating prima del default effettivo. Una decisione «attesa» e che «non avrà alcun impatto sul settore bancario greco, vista la liquidità fornita dall’Efsf», ha commentato in una nota il ministero delle Finanze greco.
«Non c’è certezza di successo al 100 per cento, imbocchiamo una via con rischi, ma ancor peggio sarebbe dire no e imbarcarsi in pericolose avventure», ha detto Angela Merkel parlando ieri al Bundestag. Ha aggiunto: «Apprezziamo quanto Italia e Spagna hanno fatto per risanare, pensiamo alle conseguenze catastrofiche che un default greco avrebbe, per Roma e Madrid ma anche per noi». Alla fine ha vinto appena per un soffio, grazie alla scelta europeista delle opposizioni. La mattina a Berlino era cominciata male, per la cancelliera e la sua linea, per la Grecia e per l’Europa. “Stop!”, titolava la Bild, il quotidiano popolare più letto del continente. Bild, di proprietà dell’editoriale Springer pure filogovernativa, lanciava un appello senza precedenti «a tutti i legislatori» a dire no alla concessione di ogni euro in più dei contribuenti tedeschi ai Pleite-Griechen, i greci bancarottieri. Poche ore prima, per la prima volta, un ministro tedesco, il titolare dell’Interno Hans-Peter Friedrich, aveva invitato Atene a uscire dall’eurozona. Ha incassato un pesante rimprovero da Merkel, ma la frattura nella coalizione è evidente.
L’ha confermata anche il voto: il Bundestag ha detto sì al nuovo pacchetto per Atene, con 496 voti su 591 presenti. Sembra una maggioranza schiacciante, ma attenzione: 13 deputati della Cdu-Csu della Cancelliera e 4 liberali (Fdp, junior partner della coalizione) hanno votato contro, un altro liberale si è astenuto, 6 deputati della coalizione erano assenti. A conti fatti, nota Spiegel online, dei 496 voti solo 304 erano del blocco governativo, contro una “maggioranza del cancelliere” di 311. Differenza politicamente non decisiva, ma molto simbolica della grogne del mugugno montante in Germania contro i costi del salvataggio dell’euro. Con le spalle coperte solo in parte a casa, Angela Merkel andrà al vertice europeo della settimana prossima.
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